La Francia riscopre il piumaio nell’ambito della serie dedicata ai mestieri d’arte. A tale professione è dedicato il francobollo da 1,50 euro disponibile dal 24 settembre in prevendita e dal 27 nel resto degli sportelli previsti. Dovuto a Hélène Cayre, è stato inciso coinvolgendo Line Filhon. Non manca il “souvenir philatélique” da 4,50.
È esistito -ricordano da Parigi- nell’Antichità, e probabilmente fin dalla Preistoria, in tutte le civiltà: Egitto, Grecia, Roma, America precolombiana, Amazzonia, Africa, Nord America, India, Oceania, Australia, Cina, Giappone...
La piuma, che spesso assume un valore simbolico e sacro, orna appunto oggetti religiosi o rituali; viene assemblata incollando, cucendo e fissando. Attività come bruciare, tagliare, arricciare, ossigenare, rifilare, tingere ne trasformano l’aspetto. Molto presente in Europa dal XIII al XVI secolo, ha continuato a svilupparsi. Il suo periodo d’oro va dal 1890 alla Prima guerra mondiale. Poi, negli anni Sessanta con l’archiviazione del cappello, scompare per un po’, ma rinasce alla fine del Novecento con l’intervento degli stilisti.
Oggi la lavorazione non è cambiata, sebbene la tecnologia offra ulteriori possibilità (nuovi coloranti e colle, trattamenti e taglio laser). È praticata in diversi tipi di laboratori: riguardano moda, costumi di scena, cinema, opera e musica, decorazione e illuminazione d’interni, gabinetti delle curiosità, orologeria e gioielleria.