Come tutti i capi di Stato della Cecoslovacchia, e poi delle due realtà in cui il Paese centroeuropeo si è scisso con l’1 gennaio 1993, è stato ricordato nella serie ordinaria locale al momento dell’elezione, e non solo. Ed è probabile che altre sottolineature si aggiungeranno.
Perché Václav Havel, scomparso oggi dopo una lunga malattia all’età di settantacinque anni (era nato il 5 ottobre 1936), non è stato uno dei “soliti” presidenti della Repubblica (dal 1989 al 1992 della Cecoslovacchia, dal 1993 al 2003 di quella Ceca). Il drammaturgo si è impegnato durante la “Primavera di Praga”, in seguito emergendo tra gli esponenti di punta del movimento dissidente “Charta 77”, scelta pagata anche con la prigionia, come ricorda il carteggio scambiato con la moglie Olga. Poi è stato protagonista della “Rivoluzione di velluto” scoppiata nel 1989 e, ormai al vertice politico, quattro anni dopo ha agevolato la scissione incruenta di Bratislava.
Cataloghi alla mano, figura citato dalla Cecoslovacchia il 9 gennaio 1990 (nel 50 heller definitivo per la votazione). Sostanzialmente la stessa immagine, ma targata dalla nuova entità, è stata ripresa da Praga il 2 marzo 1993 e il 22 marzo 1995 (2,00 e 3,60 corone). Una versione differente compare con il 22 gennaio 1998 (4,60), recuperata l’1 marzo 2000 (5,40) e il 6 novembre 2002 (6,40). Va aggiunta, infine, l’iniziativa del 5 ottobre 1996 per il sessantesimo anniversario dalla nascita (6,00 corone in foglietto da due pezzi).