“I ragazzi della Bassa Veronese marinavano la scuola per andare a lavorare in campagna. Ho trasformato le lezioni in gioco, facendoli diventare dei collezionisti. Solo in un secondo tempo siamo passati alle lezioni vere e proprie. È allora che i francobolli divennero un premio”. Poi, il rapporto con l’Althea: “Qui non ho trovato la cuccagna, ma quasi... Mi sentivo il maestro dell’Italia”. Ora, il giudizio: “Mi hanno dato tanta soddisfazione che non potete immaginare”.
Così, oggi pomeriggio a Parma, Gastone Rizzo ha sintetizzato la sua inconsueta esperienza in cattedra, nata a cavallo della Seconda guerra mondiale e sviluppata per decenni utilizzando le cartevalori postali. Ed originando l’autobiografia “Il maestro dei francobolli in «Una scuola così»” (196 pagine con illustrazioni anche a colori, 25,00 euro).
L’incontro si è tenuto sotto l’egida dell’associazione “50&Più” nonché dell’Unione stampa filatelica italiana. Gastone Rizzo, novantuno anni, è stato l’artefice, fra l’altro, del club “Franco Bollino” e del progetto promozionale collegato alle merendine Cremifrutto.
In sala c’erano due signore emozionate che, al tempo, preparavano a mano tali prodotti. Si partiva dai francobolli, che Rizzo acquistava a quintali, in Italia e all’estero, organizzati in serie complete, a fogli, a pacchetti. E badando di togliere i rotti. Ciascuna scatoletta da 35 grammi di confettura era associata ad un dentello, riparato in una bustina; ogni cassa conteneva 288 confezioni ed altrettanti esemplari. L’iniziativa cominciò nel 1951 e finì nel 1965, quando l’azienda fu venduta all’Unilever, che decise altrimenti e chiuse l’esperienza. “Ho fatto mangiare tanta marmellata”, è stata la conclusione del maestro.
Alla presentazione ha partecipato il responsabile mercato privati dell’area Centro-Nord di Poste italiane, Doriano Bolletta. Il quale ha ricordato, fra l’altro, l’esperienza della sua società nel campo della promozione collezionistica, citando il progetto “Filatelia e scuola”. Il taglio è puntare, con i giovanissimi, a determinati argomenti sfruttando le potenzialità comunicative dei francobolli: “gli argomenti rimangono, la filatelia forse”. Si tratta, insomma, di un investimento.
Se il presidente del sodalizio ospite, Franco Bia, ha tratteggiato il maestro dicendo che “si è sempre dato da fare per rendersi utile” così da anticiparne la biografia, il presidente dell’Usfi, Danilo Bogoni, ha spiegato la genesi del volume e soprattutto gli aspetti che hanno caratterizzato l’esperienza didattica, da alcuni paragonata al metodo di Maria Montessori. Il maestro -ha detto- “ci aiuta a capire da dove veniamo; ha pensato all’educazione, al gioco, ma anche alla promozione del lavoro dei suoi alunni. Stiamo parlando di un pezzo di storia; il libro lo riporta alla memoria”. “Voi non sapete quanti collezionisti ha creato”, ma un dato c’è: all’apogeo, la sua organizzazione raggiunse i 175mila aderenti.
Nel frattempo, è scattata la ricerca delle persone raffigurate nelle numerose foto e riprese dall’iniziativa editoriale, come Serena Salorni, presente nel gruppo ritratto in copertina. E di cui l’insegnante ha ancora i lavori che lei fece all’epoca, nonostante sia passato un tempo immemorabile. Stupiti?