“Favorire lo studio e la divulgazione di argomenti riguardanti la storia della posta e delle comunicazioni postali mediante la ricerca, e la pubblicazione di articoli e studi”. È quanto prevede, per la precisione all’articolo 3, lo statuto dell’Associazione per lo studio della storia postale. Associazione che a novembre festeggerà il quarantesimo anno del proprio periodico, il “Bollettino prefilatelico e storico postale”, ora giunto al numero 193. In quest’ultimo si tratta, ad esempio, del Principato di Oneglia, dei corrieri di Bologna, Firenze, Ferrara e Modena per Venezia, della censura militare durante la Grande guerra, dei cordoni sanitari ai confini toscani nel 1805. La nascita della testata -precisa il fondatore ed attuale direttore responsabile, Adriano Cattani, in questa intervista a “Vaccari news”- “era stata decisa per dare la possibilità agli studiosi di storia postale di avere un organo, al tempo inesistente, dove pubblicare le loro ricerche: le riviste erano infatti solo di carattere prettamente filatelico e difficilmente in queste si trovava spazio”. Quali soggetti sono stati affrontati finora? “Hanno riguardato i più vasti temi: dai percorsi postali ai mezzi di trasporto, alle organizzazioni locali ed internazionali, alle tariffe ed alle impronte lasciate sulle lettere a testimonianza del servizio effettuato”. Insomma, ha trattato, e tratta, “argomenti attinenti l’organizzazione delle comunicazioni postali, sia dal punto di vista collezionistico che della ricerca storica, partendo dal presupposto che il collezionismo non può essere fine a se stesso, ma deve essere un elemento in più, una documentazione in più, a supporto della ricerca culturale”. Finora il bimestrale “non ha mai avuto tentennamenti o particolari difficoltà: ad oggi sono stati pubblicati oltre ottocento articoli scritti da circa centosettanta autori”.
Assp/1 E son 40!
04 Mar 2017 00:44 - NEWSPAPERS, MAGAZINES AND SITES
Edito dal 1977, ha raggiunto il 193° numero. È il “Bollettino prefilatelico e storico postale”, fondato e diretto da Adriano Cattani. Che lo illustra in questa intervista