Praticamente postale il primo tema affrontato oggi, in qualità di ministro del Lavoro e delle politiche sociali, da Luigi Di Maio.
“Stamattina -ha spiegato in un video- ho voluto iniziare l’insediamento al ministero del Lavoro incontrando i «rider». Sono quei ragazzi che lavorano nell’ambito della «gig economy» e che banalmente, nel caso del «food», portano il cibo a casa delle persone. Conoscete molte di queste «application», ma dietro quelle «app» ci sono ragazzi che a volte con lavoro a cottimo girano le città in bicicletta e per pochi euro al giorno portano pietanze a casa nostra. È un modello di economia che sta avanzando sempre di più, solo che queste persone a volte un’assicurazione minima non l’hanno proprio, hanno degli stipendi da pochi euro all’ora, due euro all’ora, tre euro all’ora. Non hanno a volte neanche un contratto di lavoro. E prendono anche molti rischi”, citando il caso di Milano, quello del fattorino che il 17 maggio, cadendo, ha perso una gamba.
“Li ho voluti incontrare; quello che viene fuori è che prima di tutto questi ragazzi sono il simbolo di una generazione abbandonata, che è quella generazione che è stata vittima di tante leggi del precariato, insieme al fatto che i lavori cambiavano”. “Ho aperto le porte del ministero, abbiamo fatto una prima riunione informale; ci rivedremo tra una settimana e dobbiamo trovare una soluzione. Chi lavora deve avere dei diritti minimi, chi lavora deve avere un salario minimo garantito, al di sotto del quale non può essere pagato”. “È stato un primo passo”.
Più tardi ha incontrato i dipendenti del dicastero allo Sviluppo economico. “Se ci sarà una fusione lo vedremo”, ha detto riferendosi alle due strutture per le quali è stato incaricato.