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editor Fabio Bonacina

27242 news from 8/3/2003

A sintetizzarne premesse, obiettivi ed impieghi è stato, allo spazio filatelia di Torino approfittando dell’emissione commemorativa, il collezionista Francesco Aragno

La mostra documentaria
La mostra documentaria

Una storia -quella, ricordata oggi con un francobollo (news precedente)- che vede le premesse nel 1772, quando il servizio postale viene ristrutturato introducendo la privativa: dunque, le prestazioni sono assicurate soltanto dallo Stato. A spiegarlo ai presenti presso lo spazio filatelia di Torino è stato il collezionista Francesco Aragno, il quale ha approfondito il tema della carta postale bollata del Regno di Sardegna, come dicono gli atti ufficiali. Ma che i collezionisti hanno chiamato sempre cavallini per via dell’immagine che vi compare.

Con Napoleone si adotta il sistema francese, che prevede la bollatura delle corrispondenze, approccio poi mantenuto alla Restaurazione, scalpellando (ma non sempre) il numero del Dipartimento dai timbri. L’obiettivo è frenare l’abuso delle epistole inoltrate privatamente, quindi senza pagare la tassa. Con il regio editto del 12 agosto 1818 si riuniscono le normative riguardanti posta lettere e posta cavalli. Ribadendo l’esclusiva ma concedendo a chiunque di svolgere la prestazione in autonomia saldando un diritto. È il corso particolare, per ottenere il quale occorre andare all’ufficio postale, far registrare la missiva e appunto pagare.

Un sistema non comodissimo. Da qui l’idea del segretario generale delle Regie poste, Pietro Lombard: introdurre la carta bollata, prevista dalle regie patenti del 7 novembre 1818. Tre i tagli, da 15, 25 e 50 centesimi, disponibili dall’1 gennaio 1819 e da impiegare secondo la distanza. L’immagine, unica, è dovuta allo scultore e medaglista Amedeo Lavy (1777-1864); propone insieme tutti i simboli: il cavallo, il corriere ed il corno di posta raccolti in cornici diverse, tonda, ovale, ottagonale.

Risulta impressa, con inchiostro e poi a secco, su carta, anche vergata e costolata, proveniente da forniture diverse senza o con filigrane varie. Solo in un secondo momento si impiega la carta filigranata con lo stemma e la scritta “Direzione generale delle Regie poste”. Ne viene prevista una quantità enorme, ma alla fine risulta poco usata. Per certi itinerari, andare a bollare in posta talvolta costa meno.

Il 30 maggio 1836 il sistema viene superato da un servizio statale più efficiente, rendendo inutile il ricorso ai privati. Gli specialisti sanno che esistono falsificazioni e reimpressioni, tipi di fogli diversi e addirittura una ristampa con autorizzazione, compiuta nel 1875 da Carlo Usigli. Accantonato l’oggetto, l’approccio concettuale tornerà decenni dopo con le marche riservate al recapito autorizzato ed ai pacchi in concessione (fine).

Un momento della presentazione, accolta allo spazio filatelia di Torino. Al tavolo da sinistra, il collezionista Francesco Aragno, il responsabile di Poste italiane per la macro area Giovanni Accusani, il presidente dell’Associazione circoli e sezioni filateliche Torino e provincia Corrado Hertel
Un momento della presentazione, accolta allo spazio filatelia di Torino. Al tavolo da sinistra, il collezionista Francesco Aragno, il responsabile di Poste italiane per la macro area Giovanni Accusani, il presidente dell’Associazione circoli e sezioni filateliche Torino e provincia Corrado Hertel



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