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editor Fabio Bonacina

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È la mostra che, palazzo Reale a Milano, ha dedicato al genio vinciano. Tra le diverse citazioni pittoriche, non mancano quelle rintracciabili pure nei francobolli

Fino al 14 luglio
Fino al 14 luglio

Già era stato detto alla presentazione. La mostra “Leonardo - La macchina dell’immaginazione”, a Milano presso palazzo Reale fino al 14 luglio, è qualcosa di diverso da quanto fatto e da quanto si farà in altri luoghi. Una via di mezzo tra l’allestimento tradizionale con gli oggetti allineati e le rassegne multimediali che ora vanno di moda. Quasi ad entrare nella testa del genio, ha precisato il direttore della struttura ospite, Domenico Piraina. “Deve spingere i giovani ad andare a vedere le macchine”, poiché il personaggio “lo troviamo dappertutto, come nelle monete da 1,00 euro”, ha aggiunto il responsabile dell’Istituto della enciclopedia italiana Treccani, Massimo Bray. È poi il pubblico a trarre le conclusioni se la scelta è stata azzeccata o meno.

Essendo in parte virtuale, chi è alla ricerca di richiami potenzialmente filatelici ne trova diversi, a cominciare dalla “Gioconda” (quanti saranno mai i francobolli che la citano? Basti il 5,00 franchi emesso dalla Francia il 25 marzo 1999). Aggiungendo magari la “Dama dell’ermellino” (Polonia, 20 groszy del 15 novembre 1967), la “Vergine delle rocce” (Italia, 60 lire del 31 dicembre 1952), il “Ritratto di musico” e “La scapiliata” (ancora Italia, entrambi dei “B” del 2 maggio 2019).

Il percorso -confermano gli organizzatori- “è scandito da sette videoinstallazioni, di cui cinque interattive, che coinvolgono lo spettatore in un racconto di immagini e suoni”; si aggiungono grandi e scenografici congegni, le cui strutture sono liberamente ispirate a disegni del protagonista. Hanno originato le sezioni intitolate: “Le osservazioni sulla natura”; “La città”; “Il paesaggio”; “Le macchine di pace”; “Le macchine di guerra”; “Il tavolo anatomico”; “La pittura”.

Così, l’esperienza dell’avventore “passa dall’osservazione alla partecipazione, muovendosi tra forme che richiamano il rigore geometrico dei solidi platonici di Luca Pacioli e si rimodulano in strumenti utili. Questo mondo di macchine trasformate in dispositivi narrativi, di giganteschi fogli di appunti in attesa di essere risvegliati, accoglie il visitatore in una penombra da cui spiccano i colori del legno, della tela e della carta. L’interazione avviene con sistemi diversi: la modulazione della luce e della voce sono gli strumenti privilegiati” (continua).

Tra le citazioni possibili, la “Dama dell’ermellino” (1490 circa, ora al Museo nazionale di Cracovia, © 2019, foto Scala), ripresa nel francobollo polacco del 15 novembre 1967
Tra le citazioni possibili, la “Dama dell’ermellino” (1490 circa, ora al Museo nazionale di Cracovia, © 2019, foto Scala), ripresa nel francobollo polacco del 15 novembre 1967



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