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editor Fabio Bonacina

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Uno dei sei bozzetti di “francobolli” attribuiti al Kurdistan iracheno per la visita di papa Francesco ha messo in allarme i vicini

Il Kurdistan non è una realtà riconosciuta dalla comunità internazionale e, in teoria, i suoi “francobolli” non possono essere impiegati a fini postali, perlomeno nei rapporti con l’estero. Ciononostante, le sue “cartevalori” dedicate alla visita di papa Francesco hanno creato polemiche. Perché, nel viaggio della settimana scorsa in Irak, egli ha raggiunto pure Erbil, in quello che viene considerato il Kurdistan iracheno.

Il locale ministro a Trasporti e comunicazioni, Ano Jawhar Abdulmaseeh Abdoka, ha presentato pubblicamente sei bozzetti (pare non siano stati stampati ancora), nominali da 250, 500, 1.000, 2.000 e due da 5.000 dinari. Dal punto di vista grafico appaiono piuttosto difformi fra loro; probabilmente vi hanno lavorato più persone; tutti, però, richiamano l’arrivo dell’ospite nella regione. Esistono anche foto in cui al pontefice sono mostrate le stesse immagini ingrandite.

Quello che ha scatenato le critiche di Ankara è il taglio da 500, dove il rappresentante della Chiesa cattolica viene associato alla mappa evidenziata dell’area, area che -precisano dal ministero degli Affari esteri- comprende pure zone che appartengono alla Turchia. “Alcune presuntuose autorità del Krg (Kurdistan regional government, ndr) hanno osato abusare della suddetta visita per esprimere le loro irrealistiche aspirazioni contro l’integrità territoriale dei Paesi vicini all’Iraq”. Di fatto, in base a questa lettura e suo malgrado, Jorge Mario Bergoglio avvalorerebbe l’ipotesi del grande Kurdistan, che si sviluppa pure in territori di Iran, Siria e appunto Turchia.

Sulla stessa linea critica, secondo l’agenzia ufficiale Irna, è Teheran.

Aggiornamento del 23 settembre 2021: secondo fonti raccolte da “Vaccari news” a Baghdad, alla fine -viste le critiche registrate- non è stato emesso nessun francobollo.

La vignetta contestata e, a fianco, la nota diffusa dal ministero degli Affari esteri turco
La vignetta contestata e, a fianco, la nota diffusa dal ministero degli Affari esteri turco



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