Anche le lettere -cinque quelle presenti, su un percorso di circa 170 reperti- contribuiscono a guidare i visitatori della mostra “L’uomo del Rinascimento - Leon Battista Alberti e le arti a Firenze tra ragione e bellezza” (Firenze, palazzo Strozzi, ancora fino al 23 luglio), destinata a celebrare uno dei massimi protagonisti della cultura rinascimentale.
Alberti (1404–1472), ricordato da un francobollo italiano a cinquecento anni dalla scomparsa, fu infatti architetto, letterato, teorico dell’arte, ma anche urbanista, matematico, pittore, archeologo, fisico, chimico, musicista. Rappresenta -sottolineano gli organizzatori- “l’uomo che prima di Leonardo incarnò gli ideali universali dell’Umanesimo, pronto ad addentrarsi nei campi più diversi, prodotto emblematico di un’ascesa culturale capace di formulare sintesi inedite di razionalità e bellezza, di dettare le regole di una nuova estetica, di forgiare la sensibilità di un’epoca”.
Accanto alle grandi testimonianze artistiche, le prove della quotidianità e delle conseguenti esigenze materiali. Come emerge dal complesso delle lettere scritte tra 1474 e 1476 da Giovanni e Bernardo Rucellai a Lorenzo de’ Medici, che aiutano a capire meglio il periodo. Lettere attraverso le quali vengono concordate cessioni di proprietà, si progetta, si parla di giorni felici a Quaracchi. Lettere che ancora una volta rivelano i lati più intimi, nel caso specifico di personaggi pubblici.