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editor Fabio Bonacina

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Cento anni dopo, il centro del Varesotto ricorda il pilota Giacometto Macchi ed il suo ruolo, nella Grande guerra come con Gabriele D’Annunzio. Non mancano le citazioni postali

A Gallarate (Varese)
A Gallarate (Varese)

Dopo l’intervista con “Vaccari news” ed il libro, ecco la mostra aperta al pubblico, fino al 19 novembre a Gallarate. Intitolata “100 Anni fa. Cielo di Tolmino: Giacometto Macchi, aviatore gallaratese, asso degli osservatori”, racconta le gesta del pilota.

Le quattro sale di vicolo Prestino 2 (aperte da lunedì a sabato tra le ore 17 e le 19, la domenica e nei festivi durante le fasce 10-12.30 e 17-19, ingresso libero) propongono, a cura del Centro culturale “Tommaso Moro”, un’esposizione di fotografie, documenti ed oggetti attinenti al concittadino, ai suoi rapporti con Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti, alla nascente aviazione italiana. Non mancano pannelli con alcuni francobolli coevi ingranditi e poi gli oggetti postali, fra cui una sequenza di lettere del “Vate” appese, quasi ad evocare in modo diverso il concetto di volo.

“Visse in prima persona la Grande guerra”, spiegano gli organizzatori, “con tutto l’ardore e la baldanza di chi cercava tenacemente qualcosa in cui credere, un valore per cui immolarsi, uno scopo «alto» per la propria vita”.

Il personaggio nasce nel centro del Varesotto l’11 luglio 1886. Le sue spiccate sensibilità e vivacità intellettuale lo avvicinano, fin da giovanissimo, al movimento dei futuristi e ne frequenta gli artefici. Durante il conflitto, arruolatosi come volontario bersagliere, chiede poi di passare al Corpo aeronautico militare e svolge il ruolo di ufficiale osservatore d’aeroplano; lo rendono famoso 94 ricognizioni, 30 bombardamenti e 1.352 fotografie del nemico. Suo è il primo volo notturno italiano su Trieste, compiuto l’1 novembre 1916 e ricordato per il saluto dal cielo con tre lampade -verde, bianca e rossa- effettuato sotto il tiro dell’antiaerea. Nei giorni di Caporetto -e quindi proprio cento anni fa- ingaggia nei cieli di Tolmino, oggi cittadina slovena, un combattimento con quattro ricognitori austriaci; pur ferito in più parti del corpo, si spinge sull’ala del velivolo così da riparare i cavi del timone. Per questa azione viene decorato con la medaglia d’argento, cui seguiranno onorificenze di altri Paesi. Un rapporto particolare viene instaurato, a partire dal 1918, con il poeta soldato, che lo volle nella sua squadriglia aerea. Muore a Gallarate il 16 novembre 1976.

Due scorci della mostra: nella seconda foto, le lettere spedite da Gabriele D’Annunzio al protagonista, Giacometto Macchi
Due scorci della mostra: nella seconda foto, le lettere spedite da Gabriele D’Annunzio al protagonista, Giacometto Macchi



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