“Ridi pagliaccio, vesti la giubba, l’aurora di bianco vestita… sono frasi che richiamano alla mente qualcosa che si è già sentito, che si canticchia o si fischietta, parole e musica che entrano nell’animo e vi restano per la loro armoniosità, la loro bellezza”; a scriverle è stato Ruggiero Leoncavallo. Lo ricorda, dal Museo di Montalto Uffugo (Cosenza) intitolato all’artista, Franco Pascale, cui si deve il bollettino illustrativo collegato al francobollo odierno.
Nato a Napoli il 23 aprile del 1857, il musicista ebbe un’infanzia movimentata a causa dei continui spostamenti della famiglia. Fra le località toccate, una incise “molto” nella vita, appunto la cittadina calabrese dov’è stato appoggiato anche l’annullo del primo giorno (l’ufficio postale è in via Moro snc). Completati gli studi, a Bologna frequenta uomini illustri della cultura e della società come Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli. Ma è a Parigi, dove inizia la sua carriera come pianista di cafè chantant, che scrive fortunate romanze da camera, senza trascurare la vocazione quale compositore. Il suo grande successo arriva con la prima rappresentazione di “Pagliacci”, avvenuta il 21 maggio 1892 a Milano sotto la direzione di Arturo Toscanini. Ricca è la produzione di opere, operette e romanze.
Il francobollo (stampato in quattrocentomila esemplari organizzati in fogli da ventotto) è inserito nella serie “Il patrimonio artistico e culturale italiano”; vuole celebrare il protagonista nel centenario della morte, registrata il 9 agosto 1919 a Montecatini Terme (Pistoia). Si tratta di un “B” autoadesivo, utile per gli invii ordinari nazionali di primo porto; ora è in vendita a 1,10 euro. Il bozzetto, di Gennaro Pascale, associa il viso del commemorato ad un clown, così da evocare il titolo più noto.