La decisione della Commissione Europea risale al 16 luglio 2008, ma ora, da Lussemburgo, il Tribunale dell’Ue l’ha ribaltata, ritenendo che non si trattava di “un vantaggio indebito”.
“Il regime di remunerazione di Poste italiane per la raccolta sui conti correnti postali, stabilita dalla legge 266/2005 e dalla convenzione tra l’azienda e il ministero dell’Economia e finanze del 2006, non costituisce aiuto di Stato”. L’ha sancito a Lussemburgo la Corte di giustizia e la società guidata da Massimo Sarmi l’ha rimarcato. In base al documento sottoscritto cinque anni fa da Bruxelles, l’operatore fu obbligato a restituire 484 milioni di euro al Tesoro.
Intanto, lo stesso operatore ha rinnovato il collegio sindacale. I membri erano Silvana Italia Amadori (presidente), Ernesto Calaprice, Francesco Ruscigno (sindaci effettivi), Giovanni Rapisarda, Vinca Maria Sant´Elia (supplenti). Sono stati sostituiti con Francesco Massicci (presidente), Nadia Fontana, Benedetta Navarra (effettivi), Roberto Coffa, Patrizia Padroni (supplenti).