Al Senato, lo “squittinio” si risolse con 129 voti favorevoli e 2 contrari. Era il 26 febbraio 1861, un secolo e mezzo fa. Concordi nell’approvare l’articolo unico “Il re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi successori il titolo di re d’Italia”. Tre settimane dopo, il 14 marzo, toccò alla Camera, dove il medesimo testo venne approvato da 292 sui 294 presenti. Testo poi promulgato il 17 marzo dallo stesso monarca, nella formula di “re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme, duca di Savoia e di Genova, ecc. ecc., principe di Piemonte, ecc. ecc. ecc”.
Anche a livello postale si infittiscono le iniziative per la ricorrenza, attendendo che il gruppo di emissioni programmato per il 2011, già avviato il 7 gennaio con il 60 centesimi autoadesivo e in foglietto con il Tricolore, si sviluppi in tutti i suoi elementi.
Tra i numerosi annulli richiesti per i prossimi giorni e volti in genere a sottolineare mostre documentarie o più specificamente postali, tre soli -almeno fra quelli annunciati finora- citano espressamente la figura del monarca: verranno impiegati a Napoli il 10, a Cremona il 12 e ad Ostra (Ancona) il 19 marzo. Nei restanti figurano altri personaggi, monumenti o soggetti simbolici fra cui la cartina nazionale e bandiera (che nei manuali di Imola e Misterbianco appare al contrario, cioè nella sequenza rosso-bianco-verde).