Il decimo anniversario trascorso dal terremoto dell’Aquila, registrato settimana scorsa, ha permesso di fare il punto sulla situazione e su quanto ancora resta da fare affinché la zona torni ad una vera normalità.
Ma le aree accomunate dallo stesso destino non sono poche. Come Amatrice (Rieti), colpita dalla scossa fatale il 24 agosto 2016 e di cui praticamente non rimane più nulla. Fra le storie rimaste nelle macerie ora asportate, una echeggia di lettere e vaglia.
Riguarda l’immobile di proprietà privata che alloggiava l’ufficio di Poste italiane; era collocato nel centro storico, in via Madonna della Porta 73. Venne costruito -spiegano dal Comune- prima del 1490 come chiesa intitolata a san Fortunato; poi divenne un luogo di accoglienza rivolto agli orfani del Primo conflitto mondiale. Infine, dal 2009, fu il punto di riferimento cittadino per l’azienda ora diretta da Matteo Del Fante.
Nei secoli, lo stabile subì molte modifiche per essere adattato ai diversi scopi, ma conservò le caratteristiche architettoniche della sua epoca, fra cui il portale ogivale. Questo fino al sisma. Ora non c’è più, salvo alcune pietre, in particolare quelle dell’ingresso, accantonate per un futuro.
Due giorni dopo la scossa, “insieme a Rita Polzella, eravamo già operativi in un camper”, racconta su “Poste news” il direttore dell’ufficio Stefano Rauco. “Abbiamo garantito i clienti che avevano perso i buoni e i libretti sotto le macerie. Il primo settembre abbiamo assicurato il pagamento delle pensioni”. “Il portalettere Marco Gloria è stato uno dei primi a intervenire, nella notte del terremoto, per liberare le persone dai crolli. Aveva consegnato la corrispondenza nei giorni precedenti, sapeva quali case erano abitate e ha contribuito a indirizzare le ricerche della Protezione civile”.
Ora chi deve spedire raccomandate o effettuare pagamenti deve recarsi in piazza Brigata Julia snc: gli sportelli, collocati con altri servizi in luogo sicuro, sono ospitati in un prefabbricato della Tecnifor (continua).