Il senatore Raffaele Lauro aveva protestato contro la loro presenza presso gli uffici postali del Parlamento, ma ora sono Adusbef e Federconsumatori a dichiarare guerra ai “Gratta e vinci”.
Agli sportelli di Poste italiane si presentano, ogni giorno, un milione e mezzo di utenti; “non c’è impresa italiana -affermano i due sodalizi- che possa vantare un’opportunità simile. Si effettuano operazioni tipicamente postali, ma i profitti vengono ricavati dall’attività bancaria e assicurativa, sfruttando appieno l’afflusso incessante di persone negli uffici. Chi non è cliente privilegiato fa lunghe file, che risultano anche inutili quando gli inconvenienti informatici bloccano l’attività. Il guaio è che si continua a pensare alle Poste, condizionati dal passato e si fatica a capire che tutto è cambiato, non solo positivamente”.
Però, introdurre i cedolini “in quello che era il tempio della fiducia e della sicurezza è un po’ troppo! Contraddice l’immagine delle Poste, destinatarie delle pensioni di milioni di italiani, il baraccone lento ma sicuro, tante volte descritto in opere letterarie, televisive e cinematografiche. Scatta un sospetto. Nella crisi quasi tutti i consumi segnano il passo. Il gioco no, i soldi destinati al rischio aumentano continuamente, segnalando, come le tacche di un termometro, che la febbre sale nella società italiana. Approfittarne, però, è davvero censurabile”.
Da qui la richiesta “di eliminare queste incitazioni al gioco d’azzardo dai propri uffici. Costringere -conclude la nota- a lunghe file le persone ed invogliarle a giocare è francamente troppo. Anche nel mondo insano di oggi”.