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“Quel magnifico biennio 1859-1861”: le sintesi degli interventi alla presentazione di oggi

Il pubblico tra i pannelli
Il pubblico tra i pannelli

“Ci sono cose magnifiche. Ma in un futuro, se non ci sarà più la filatelia, rimarrà soltanto qualche intercettazione telefonica”. La battuta è stata lanciata oggi dal presidente del Gruppo parlamentari amici della filatelia, Carlo Giovanardi, all’inaugurazione della mostra “Quel magnifico biennio 1859-1861”, che rimarrà aperta fino al 5 aprile. “I collezionisti -ha poi aggiunto- amano le polemiche: in realtà, il magnifico biennio si compone di tre anni” almeno in apparenza, visto che si riferisce principalmente ai fatti che cominciarono nell’aprile del 1859 e si chiusero nel marzo del 1861.

È “la nostra storia attraverso la posta”, ha precisato il curatore scientifico ed organizzativo Bruno Crevato-Selvaggi. Dopo il prologo, che comincia con le vicende nazionali dal 1796, si parte dal 1859, presentando, fra l’altro, lettere di Napoleone III, fino ad arrivare alla proclamazione del Regno, al Veneto, a Roma e concludendo con Trento, Trieste e Zara. Tutto questo attraverso il materiale di prestatori pubblici e privati, cui si aggiunge il quadro di Gerolamo Induno, “Lettera dal campo”, che sintetizza la rassegna ed è stato posizionato, nella sala di Montecitorio, accanto alla Lupa.

A proposito della presa di Roma del 20 settembre 1870, il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ha espresso “grande curiosità e stupore”, in particolare per le due lettere timbrate quel giorno in città nonostante i combattimenti; una è affrancata ancora con Pontificio, l’altra con Italia. Più in generale, quelli esposti sono “documenti di grande importanza ed è anche per questo motivo che vengono presentati e ospitati in un contesto di grande prestigio”. Rappresentano “l’autoritratto dell’italiano risorgimentale e la testimonianza più diretta della trasversalità sociale e culturale dei patrioti che scrivevano alle loro famiglie, chi utilizzando un italiano colto, chi un italiano semplice o stentato. Del resto, i patrioti appartenevano a tutte le classi sociali”. Da sempre il servizio postale ha rappresentato “uno degli strumenti più organici all’esercizio del potere che ha usato il francobollo come il «sigillo» della propria autorità statuale, amministrativa e burocratica. Del resto, è ben comprensibile quanto potesse essere utile per i governanti di allora la tempestività nella trasmissione delle comunicazioni: ordini, rapporti diplomatici, spostamenti militari… L’Italia ha svolto un ruolo fondamentale nella creazione del servizio postale europeo. Dopo la grande macchina organizzativa dell’Impero romano, bisognerà attendere il Rinascimento affinché il servizio postale venisse nuovamente razionalizzato. L’impresa fu realizzata grazie a una famiglia italiana che diede i natali non solo a Torquato Tasso, ma anche agli inventori del servizio postale centrale europeo, Francesco, Simone e Domenico Tasso”. In virtù della staffetta tra cavalieri, “la lettera non sostava mai, viaggiando ventiquattro ore su ventiquattro”. Un passaggio anche per la filatelia, intesa come “disciplina ausiliaria della storia perché intrinsecamente legata alle vicende storiche nazionali preunitarie. E quindi alla nostra identità”.

“Il presidente Fini -ha commentato il vertice della Federazione fra le società filateliche italiane, Piero Macrelli- ha fatto una presentazione da filatelista”. Accennando, nel suo intervento, ancora al prestigio per la sede che ospita il percorso e allo spirito di collaborazione con Poste italiane (e in particolare con la responsabile per la filatelia, Marisa Giannini). Augurandosi che tanti ragazzini vengano a vedere i pannelli.

“L’impostazione -ha aggiunto il presidente del medesimo operatore, Giovanni Ialongo- è la storia postale”: offre circa mille pezzi, “dal valore anche simbolico”, che talvolta danno risalto a situazioni drammatiche. Il centocinquantesimo del Risorgimento è stato ricordato con una serie di francobolli sviluppata tra il 2010 e il 2011, di cui oggi è arrivata la nuova tappa, promozionale della mostra: un 60 centesimi autoadesivo predisposto in fogli da settanta (con due soli codici a barre sui bordi) e in libretti da dieci. Valori che Gianfranco Fini ha bollato con l’annullo speciale del primo giorno: come lui stesso ha ammesso, si è trattato di una prima volta.

Il momento introduttivo e, sotto da sinistra, i presidenti di Poste italiane Giovanni Ialongo, del Gruppo parlamentari amici della filatelia Carlo Giovanardi e della Camera dei deputati Gianfranco Fini mentre ascoltano il curatore scientifico ed organizzativo Bruno Crevato-Selvaggi
Il momento introduttivo e, sotto da sinistra, i presidenti di Poste italiane Giovanni Ialongo, del Gruppo parlamentari amici della filatelia Carlo Giovanardi e della Camera dei deputati Gianfranco Fini mentre ascoltano il curatore scientifico ed organizzativo Bruno Crevato-Selvaggi



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