Storia di un personaggio realmente esistito. È Armin Theophil Wegner (1886-1978), che Mondadori definisce “combattente solitario contro i genocidi del Novecento”. La casa editrice ha firmato il libro “La lettera a Hitler” (312 pagine, 20,00 euro), scritto dal saggista Gabriele Nissim. Capace di restituire la vicenda umana e politica di una persona che non ha mai smesso di interrogarsi ed interrogare il popolo tedesco sulla Shoah e sul senso di colpa collettivo.
La narrazione prende spunto da una studentessa universitaria, Johanna, che mezzo secolo fa a Roma cerca lavoro. Sul “Messaggero” trova l’annuncio: “Poeta tedesco cerca segretaria tedesca”. Poco dopo l’assunzione, l’interlocutore le detta una lunga missiva in difesa degli ebrei che avrebbe scritto e spedito nel 1933 ad Hitler, e le chiede di inviarla a centinaia di indirizzi tedeschi fra cui quelli di alcuni giornali. La ragazza è convinta di aver di fronte un millantatore, ma dovrà ricredersi quando, tornata in Germania, si mette a indagare, ripercorrendo così passo passo la vita coraggiosa del referente, scrittore e strenuo difensore dei diritti. Che già si distinse per aver appoggiato gli armeni contro gli ottomani nel 1915-1916. E l’epistola inviata al dittatore? Gli costò l’arresto da parte della Gestapo e l’internamento nel lager di Oranienburg. Non a caso, oggi è considerato da Erevan e Tel Aviv come “giusto”.