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editor Fabio Bonacina

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Così l’ex presidente del Gruppo parlamentari amici della filatelia, Carlo Giovanardi, commenta l’emendamento inserito nella legge di bilancio che prevede la vendita all’asta dei vecchi francobolli giacenti a Poste italiane

Carlo Giovanardi
Carlo Giovanardi

Il tempo di approfondire e di riflettere, ed ecco la prima reazione al disposto sullo stock filatelico presente nella legge di bilancio 2019.

“Leggendo questo comma sono rimasto allibito, non potendo pensare che l’emendamento sottoscritto da cinque senatori del gruppo Lega-Salvini premier-Partito sardo d’azione potesse essere mai fatto proprio dal Governo. Che, se non altro, avrebbero dovuto conoscere i disastrosi risultati, in termine di invenduto, che il tentativo d’asta del 1961 ebbe per il mondo filatelico e per le Poste, tanto che nel 1967, giustamente, distrussero le rimanenze”. Così commenta con “Vaccari news” l’ex presidente del Gruppo parlamentari amici della filatelia, Carlo Giovanardi.

“L’aggravante della scelta odierna è che si tratta di più di un miliardo di francobolli in euro, in lire-euro e in lire (quelli dal 1967 ancora sono validi ai fini postali), purché non rispondenti ad alcuna tariffa in vigore. Come chi conosce la posta sa, la tariffa può essere assolta con un solo francobollo o con più, e quindi già non si capisce quali francobolli possano essere venduti e quali no, anche al di fuori dal territorio dello Stato, a prezzi diversi dai nominali (bisogna tenere conto che alla fine degli anni Sessanta la tariffa delle lettere era 50 lire, pari a 0,02 euro circa). Inoltre, gran parte di questi francobolli attualmente sono venduti all’ingrosso al di sotto del valore facciale. I casi sono due: o i francobolli verranno venduti a prezzi uguali o superiori a quelli nominali, e non troveranno mai acquirente, anche perché la norma dice chiaro e tondo che possono essere venduti soltanto come francobolli da collezione. Oppure verranno venduti a lotti sotto il facciale, come la legge autorizza, ed allora avremo un caso di clamoroso autogol dello Stato, che si metterebbe in concorrenza con se stesso vendendo un miliardo di francobolli sotto il valore facciale, mentre è obbligato a vendere al pubblico senza sconto, e quindi al valore facciale, le emissioni attuali”.

“C’è poi da verificare se il miliardo e oltre di pezzi, alcuni dei quali in giacenza da decenni, risulta in condizioni tali da soddisfare le esigenze dei collezionisti o è irrecuperabile per tale funzione”.

“In sostanza -prosegue Carlo Giovanardi- questo incredibile pasticcio avrebbe potuto essere evitato approfondendo un attimo la materia, con la Federazione fra le società filateliche italiane, l’Unione stampa filatelica italiana, gli editori e gli operatori che fanno capo all’Associazione nazionale professionisti filatelici e magari gli addetti al settore di Poste italiane che -a quanto mi risulta- hanno saputo dello sciagurato emendamento nel momento in cui, purtroppo, sta diventando legge”.

“Spero proprio -conclude- che nel prossimo, inevitabile, decreto modificativo dei troppi errori ed incongruenze di questa finanziaria, ci sia la saggezza di abrogare la norma e finalmente, come nel 1967, inviare queste giacenze al macero, con grande soddisfazione di tutto il mondo della filatelia e di Poste italiane, che risparmierebbe gli ingenti costi dell’inutile conservazione” (continua).




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