Se Poste italiane si è impegnata a non chiudere altri uffici nei centri minori (e, anzi, a svilupparli offrendo ulteriori supporti nel quadro del progetto “Polis - Case dei servizi di cittadinanza digitali”), diversa è la situazione nelle città.
I tagli definiti nel 2019 erano stati avviati all’inizio del 2020, poi il coronavirus aveva bloccato, almeno in parte, la decisione. Ma ora stanno per essere concretizzati.
L’azienda -precisa una nota- rileva che sono oltre venti milioni le interazioni giornaliere realizzate attraverso i canali on-line del gruppo; davanti a questa realtà, “ha predisposto un piano di riorganizzazione di alcuni uffici postali, conforme ai provvedimenti adottati dall’Autorità di regolamentazione”, cioè dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
In cronaca, ed è solo un esempio, ecco il caso di Verona. Qui la manovra prevede la chiusura delle sportellerie Verona 3 (si trova in via San Nazaro 18), 22 (via Degani 1), 30 (via De Gama 11), Mizzole (via Nicolini 6) e Verona interporto (via Sommacampagna 61).