Oggi sono bilingui, e magari (com’è il caso del biglietto con il disegno di Michela Capizzi) provengono dal concorso “Poste aperte e l’amicizia”, iniziativa di politiche sociali rivolta ai figli dei dipendenti della società. Ma un tempo gli auguri consegnati dai postelegrafonici erano più articolati, proponendo un’immagine riguardante il lavoro e altre informazioni. E soprattutto presupponevano il ringraziamento, rappresentato da una piccola somma in denaro, da parte del beneficiato.
Usanze d’antan, che hanno lasciato veri e propri tesori d’arte grafica, una parte dei quali raccolta nel volume “La tradizione dei calendari postali”, edito da Poste italiane (112 pagine, non in vendita). Un passato “senza televisione e a lungo senza radio, in cui un libricino di poche pagine... poteva diventare un efficace veicolo di promozione per aziende e prodotti, ben prima dei moderni specialisti della persuasione”.
La raccolta studia i calendari realizzati tra 1865 e 1939. I primi sono molto semplici, addirittura privi di illustrazioni. Altri fanno riferimento ai temi del giorno (come quello che annuncia il 1871, nel quale è rappresentato il bersagliere, protagonista, pochi mesi prima, di porta Pia).
Altri ancora puntano all’immagine, ad esempio per l’ormai centenario almanacco del 1909. In questo caso, sul postino vigila la Sapienza. La figura allegorica tiene in mano, in luogo della torcia, l’asta con i due serpenti che evocano Mercurio o simboleggiano la prosperità e la pace; alle sue spalle c’è il mappamondo, “quasi ad indicare la dimensione globale delle comunicazioni”.
Poi vi sono quelli di gusto liberty. O che richiamano argomenti più impegnativi, come le mire italiane in Africa, le attese per il confine orientale durante la Grande guerra, il regime fascista con il nuovo stemma. Non mancano i riferimenti alla modernizzazione: a fine Ottocento con fumanti locomotive, tra anni Venti e Trenta con gli annulli meccanici che promuovono l’impiego del quartiere postale.
Quello per le feste del 1894 lo conoscono pure i collezionisti di francobolli italiani: con qualche modifica (in particolare, l’emblema sabaudo situato al centro della vignetta è stato sostituito con una carrozza) rappresenta la vignetta del 500 lire, uscito il 13 aprile 1996 per promuovere il Museo internazionale dell’immagine postale di Belvedere Ostrense (Ancona).
I calendari, oltre al prospetto con i mesi, possono comprendere altre informazioni, come le fasi delle Luna, le feste mobili e un, magari dettagliato, tariffario con le principali regole da seguire. Altri spazi interessano telefoni, vaglia, titoli di credito e soprattutto la promozione del risparmio postale, adesso, dopo gli ultimi disastri finanziari, tornata di attualità.
Non mancano i consigli per gli acquisti: citano, ad esempio, quell’acqua “che impedisce immediatamente la caduta dei capelli e della barba”, oppure le speciali pillole indispensabili per ottenere un bel seno. A crederci...