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editor Fabio Bonacina

27252 news from 8/3/2003

Nel 2014 Poste italiane ha avviato una rilevazione del proprio “tesoro”, ossia opere d’arte pertinenti all’edificio in cui si trovano, come affreschi e mosaici, oppure mobili

Gli edifici, diversi dei quali monumentali, d’accordo. Ma il patrimonio storico di Poste italiane va ben oltre, allineando ad esempio dipinti, mosaici, vetrate, statue, arredi ed attrezzature, talvolta valorizzati dall’Archivio storico operativo nell’azienda. Cosa nel dettaglio? Difficile saperlo; quello che si conosce è che negli ultimi tempi la società stessa ha commissionato un censimento in modo da fare il punto della situazione. Di cui ora “Vaccari news” è in grado di offrire alcuni elementi.

“Il progetto -esordisce la responsabile del settore, Luciana Di Cara- si è sviluppato qualche tempo prima della mostra a New York delle opere di Benedetta Cappa Marinetti”. Era il 2013-2014. “In quel periodo mancava un sistema per la conoscenza e la gestione delle opere d’arte, sia come parti integranti dell’immobile storico, quali affreschi od opere musive, sia mobili”. Gli oggetti “andavano conosciuti da un punto di vista non solo patrimoniale ma anche e soprattutto da un punto di vista culturale e di legge”. Per questo, due anni fa, si decise di avviare l’esperienza, dando la responsabilità alla funzione immobiliare interna congiuntamente a quella che si occupa di comunicazione.

“Già in passato era stata avviata un’attività di ricognizione del patrimonio artistico con un coordinamento centrale e la raccolta di informazioni sul territorio. Consisteva in un modulo cartaceo da compilare senza riferimenti iconografici (si sono trovati questi moduli in alcuni archivi di filiale). Il passaggio delle Poste italiane da statali ad ente comportò la modifica di processi, la chiusura d’interi settori e pertanto molte attività non furono completate. L’iniziativa comportò la divulgazione delle opere più conosciute in una pubblicazione a cura di Franco Maria Ricci, trascurando la parte più remota e meno nota che oggi si sta cercando di far emergere attraverso studi e ricerche”.

La statua del Telegrafo presente sul palazzo delle Poste di Viterbo. Non si conosceva con certezza nemmeno l’autore, emerso nell’ambito del progetto: è lo scultore Emanuele Manasse
La statua del Telegrafo presente sul palazzo delle Poste di Viterbo. Non si conosceva con certezza nemmeno l’autore, emerso nell’ambito del progetto: è lo scultore Emanuele Manasse



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