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editor Fabio Bonacina

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Prato - Rispetto allo stato attuale, il disegno realizzato nel 1738 dall’Adescato permette di avere un’idea dei dettagli, nel tempo consumatisi

La chiesa che ospita la pietra
La chiesa che ospita la pietra

Tra le cose che -dopo sei secoli- rimangono ancora del “mercante di Prato” (così definito, ad esempio nel libro di Iris Origo) vi sono i suoi famosi documenti (soprattutto epistolari), conservati all’Archivio di stato cittadino, e la sua casa, che ora accoglie la stessa struttura ministeriale nonché, fra l’altro, l’Istituto di studi storici postali onlus.

Vi è anche la lastra tombale, posizionata in segno di riconoscenza nella navata centrale della chiesa di san Francesco, nella piazza omonima. Di essa ha scritto Marco Ferri in “Atti e memorie dell’Accademia toscana di scienze e lettere”.

La pietra oggi è poco visibile, consumata da secoli di calpestii. Lo studioso, tuttavia, ha scovato e pubblicato un disegno dell’Adescato (Anton Francesco Gori), accompagnato dalle parole del Tarpato (Andrea da Verazzano) che ne descrivono i particolari come si presentavano nel 1738. I tratti del viso, ad esempio, ora non si notano più, “mentre nel disegno sono ben visibili, così come i panneggi del lucco -soprattutto nella parte inferiore- appaiono molto più piatti nel bassorilievo”. Pure il tipo di calzatura è scarsamente visibile.

La tomba vera e propria è stata individuata nel 1978 in occasione di alcuni lavori; è collocata in concomitanza della lastra, quest’ultima restaurata -per quello che si è potuto- nel 1995.

Lastra tombale - Come si presenta ora (foto di Marco Ferri) ed il disegno dell’Adescato (immagine: “Francesco di Marco Datini nei «sunti» del Tarpato dell’Accademia colombaria”)
Lastra tombale - Come si presenta ora (foto di Marco Ferri) ed il disegno dell’Adescato (immagine: “Francesco di Marco Datini nei «sunti» del Tarpato dell’Accademia colombaria”)



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