“Giove convocò il suo messaggero celeste e gli disse: «Caro Mercurio, da un po’ di tempo volano per il cielo strani aggeggi provenienti dalla Terra. Talvolta mi passano e mi fischiano addirittura vicino allo orecchio, dandomi non poco fastidio. Che cosa starà mai succedendo, su quella piccola aiuola laggiù, anzi su quella muffa alla periferia di una galassia?”. “Prima che mi decida a fulminarli tutti, come feci con quello scavezzacollo di Fetonte, aggiustati le ali ai piedi e va’ a vedere come stanno le cose. Ispeziona tutto per bene, specialmente la condotta degli uomini, e fammi un rapporto molto dettagliato. Ma non mandarmelo tutto in una volta. Meglio riferirmi di volta in volta ciò che vedrai, perché le impressioni a caldo sono più immediate e quindi più rispondenti al vero»”.
L’Hermes della tradizione greca conferma, dunque, il proprio ruolo di messaggero degli dei. Così, quando Zeus lo incarica della missione, egli guadagna il pianeta ed aggiorna il suo referente inviando corrispondenze. Ed il carteggio dà lo spunto a “Lettere mercuriali” (188 pagine, 20,00 euro), di Anacleto Verrecchia.
Il filosofo e giornalista, scomparso nel 2012, si identifica ironicamente nel patrono dei ladri e dei viaggiatori perché, potendo osservare tutto senza essere visto, annota scene e situazioni. Una condizione che gli permette di fare resoconti al vetriolo ed esprimere considerazioni per nulla allineate. Autentici colpi d’ala sul mondo che -garantiscono dalla casa editrice, Fògola- fanno riflettere.