Un elemento fino a qualche tempo fa poco considerato, perlomeno nell’ambito postale. La firma della lettera, specie se la persona è o sarebbe diventata un personaggio, è interessante, e di recente mostre, aste e libri hanno permesso di conoscere meglio e valorizzare la specializzazione.
Non è un caso se il paleografo Renato Saggiori, padovano che lavora in Svizzera, ha scritto il libro “Les papes, cinq siècles de signatures - Premier catalogue raisonné” (144 pagine scritte in francese con immagini anche a colori, 80,00 euro), primo di una serie di monografie che intende consacrare alle firme illustri.
Nel volume considera gli ultimi cinque secoli di Papato, da Giulio II (con un’anticipazione per Sisto IV, primo pontefice ad aver avuto l’idea della Guardia svizzera) a Benedetto XVI. Ad ognuno è dedicato un capitolo, con una illustrazione, la biografia, la firma e un documento, riprodotto, descritto e, quando necessario, commentato.
Documento che, spesso, è una lettera. Magari piegata e suggellata dalla “nizza” per garantire l’inviolabilità del contenuto fino al destinatario; spesso caratterizzata dalla calligrafia ampia e ricca di svolazzi, oppure, di recente, dall’algida stampa elettronica con tanto di giustificazione automatica del testo. Dal contenuto occasionale, come gli auguri inviati da Leone XIII ad un vescovo per Natale, o storico, ad esempio la missiva di Pio VI che dà ordine di negoziare e sottoscrivere con il generale Bonaparte il Trattato di Tolentino.
Non mancano indicazioni sulla rarità e sulle differenze da notare per individuare i falsi.