Francobolli di Danimarca, Francia, Giappone, India, Indonesia, Israele, Italia, Regno Unito, Romania, Ungheria e… chi più ne ha più ne metta. Numerosissimi (si parla di centomila esemplari usati), organizzati per colore, forma ed immagine, caratterizzano la nuova versione dell’opera che Elisabetta Di Maggio ha intitolato “Greetings from Venice”, quale richiamo ai mosaici della Basilica di san Marco. Proprio la mostra allestita l’anno scorso a Venezia presso il fondaco dei Tedeschi e poi smantellata prima del dovuto. Ora, adattata allo spazio disponibile, si trova a Milano presso la Galleria “Christian Stein”, in corso Monforte 23 (orari: da martedì a venerdì 10-13 e 14-19, sabato 10-13 e 15-19; ingresso libero).
Ovviamente, i dentelli, protetti da vetri su cui si può camminare, sono utilizzati non per i loro aspetti politici, economici e sociali, ma come tasselli materiali del discorso che l’autrice intende sottoporre al visitatore: il concetto di tempo declinato in tutte le sue forme ed associato alle reti di trasmissione dei messaggi. Però, spiegano dalla sede espositiva, in ogni tessera “c’è un microcosmo”, che idealmente porta frammenti della vita e delle storie presenti nelle lettere che le cartevalori hanno permesso di recapitare. “Fa affiorare alla memoria le modalità della comunicazione precedente internet, in cui era fondamentale il tempo dell’attesa; fa emergere la vita che ruotava intorno alla missiva, al suo viaggio, alla sua destinazione”. Il risultato “è un interminabile e inimmaginabile disegno visionario, che tiene insieme un sapere antichissimo e una riflessione sul concetto di tempo contemporaneo”.