Ci sono anche il triplo cd “Ricomincio da 30” di Pino Daniele e i biglietti per il suo concerto dell’8 luglio. Accanto ad ulteriori compact, ai libri e a tanti altri oggetti. Un qualsiasi sportello di Poste italiane, anche se non è espressamente attrezzato, offre articoli che esulano dai tradizionali ambiti postali, ma che rendono. Lo conferma a “Vaccari news” Bruno Mari, il direttore editoriale della Giunti editore, cioè la società che ha proposto e condiviso con Poste il modello operativo.
“Il progetto -spiega- è iniziato nel 2002 e si è sviluppato in tutte le regioni italiane con una doppia formula”: da una parte i negozi veri e propri (“Shop in shop”) negli oltre duecento uffici postali maggiori, dove sono venduti molti generi merceologici. Dall’altra, l’offerta diretta di libri in seimila uffici periferici che non hanno una struttura dedicata.
“I libri -prosegue Bruno Mari- sono poco meno del 30% delle vendite totali e questo è un dato molto interessante. Altrettanto interessante è la tipologia di libri che vendono meglio”: a differenza di quanto avviene in altri canali, il pubblico si orienta maggiormente verso i titoli di catalogo, rispetto alla cosiddetta classifica delle novità best seller. Mentre l’elenco delle novità, altra differenza di rilievo, è composto quasi esclusivamente di narrativa, il catalogo vede ben presenti i titoli di divulgazione, manualistica e così via.
Dal 2004 al 2007 le vendite totali (libri e tutto il resto) registrate da Poste shop hanno avuto un incremento di oltre il 900%, superando nell'ultimo anno i 70 milioni di euro.
“Naturalmente -precisa- Poste shop vende libri di tutti gli editori, ma in questo canale, proprio perché la scelta non è stata quella di proporre in modo esasperato la solita «classifica», i libri del nostro gruppo (che edita molta divulgazione e manualistica) hanno una performance particolarmente brillante, il che dimostra che i consumatori si orientano agli acquisti molto in dipendenza di quello che viene loro offerto. Se offri solo la classifica è evidente che quella comprano riconfermandone le potenzialità, ma non dappertutto funziona solo così. Le poste, ma non solo, sono una palese dimostrazione dello strabismo dell’establishment culturale italiano, da sempre arroccato solo sulla sua cultura umanistica, che non riesce a vedere altri consumi culturali da quelli a cui è direttamente interessato. Ma, per fortuna, c’è anche un’altra Italia”.
Intanto, Giunti editore guarda avanti. Dopo i risultati ottenuti nel Bel Paese, punta ad esportare il modello. “Stiamo cominciando -conclude- un’esperienza simile con le poste serbe”.