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editor Fabio Bonacina

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Fino al 23 gennaio la mostra, ospitata al Vittoriano ed inserita tra le iniziative per il centocinquantesimo. “Viva l’Italia!” è l’esclamazione che più spesso ricorre nelle lettere spedite alla figlia Enrichetta

Anche l'Urss ha ricordato l'artista
Anche l'Urss ha ricordato l'artista

“La più grande attrice dell’epoca in cui visse (che pure, in Italia e fuori, annoverò interpreti sommi)”, ma anche “insigne esempio di una ricerca interiore che non conobbe tregua e doveva, negli ultimi anni della sua vita, dimostrare al mondo quale spiritualità può attingere un ideale di bellezza”. Così si esprimeva Egidio Ariosto nel 1958, quando l’11 dicembre uscì il francobollo da 25 lire per il centenario dalla nascita e in qualità di sottosegretario allo Spettacolo firmò il bollettino illustrativo dell’emissione.

Oltre mezzo secolo dopo, il Vittoriano di Roma le dedica una mostra, aperta al pubblico fino al 23 gennaio. Si intitola “Il viaggio di Eleonora Duse intorno al mondo” e -precisano gli organizzatori (Fondazione Giorgio Cini e Il teatro italiano nel mondo - progetto della compagnia italiana)- “intende restituire l’immagine complessa della personalità della «Divina» Eleonora nel panorama della cultura italiana e internazionale di fine Ottocento e inizi Novecento, sottolineando l’importanza che la sua presenza ha avuto non soltanto nella vita teatrale, ma più in generale, nella storia sociale e civile del nostro Paese dopo l’Unificazione”. Non a caso, l’iniziativa è inserita nel percorso per il centocinquantesimo. “Era una sostenitrice entusiasta di questa Italia, che amava e voleva unita e forte: «Viva l’Italia!» è l’esclamazione che più spesso ricorre nelle sue lettere alla figlia Enrichetta”.

Nelle bacheche del percorso figurano dipinti, bozzetti scenografici, costumi e abiti, fotografie d’epoca, locandine e manifesti, programmi di sala, memorabilia, al fine di “far risaltare la libertà, l’autonomia creativa e lo spirito innovativo della sua arte evidenziandone le pionieristiche capacità imprenditoriali e le indubbie doti organizzative”.

Sono presenti anche il francobollo tricolore e addirittura il 40 copechi sovietico del 26 dicembre 1958. Non mancano missive e telegrammi (alcuni documenti vengono citati nei testi che accompagnano il percorso): rappresentano un punto di riferimento significativo, come ricorda in uno dei saggi di accompagnamento (catalogo Skira) la docente e direttrice del Centro studi per la ricerca documentale sul teatro e il melodramma europeo della Fondazione Giorgio Cini, Maria Ida Biggi. Il 28 agosto 1914 l’artista scrive alla figlia, che vive in Inghilterra: “il mondo si dilania. Leggere i giornali? Una notizia più angosciosa che l’altra e la guerra è una sola parola. Ne risento il terrore, come da piccola, mamma mia mi teneva fra le braccia e in una notte di luna, vedemmo passare dei soldati, stracchi e allampanati e nella penombra non sapevamo se erano «i nostri» o i nemici!”. In altre missive, la Duse manifesta il legame con il proprio Paese, esprimendo “un nazionalismo duro e puro”, come lo definisce Roberto Alonge, “spingendosi a divenire madrina di guerra, a portare il teatro al fronte e a tenere fitti epistolari con i soldati in trincea”. Si possono, inoltre, cogliere le difficoltà del vivere in quel momento così tragico...

Due le sezioni in cui il percorso è organizzato: da una parte il personaggio ed i suoi rapporti con gli altri grandi nomi, da Luigi Pirandello a Matilde Serao, da Arrigo Boito a Sibilla Aleramo; dall’altra l’attività professionale e le tournée che, tra il 1885 e il 1924, l’hanno portata, ad esempio, in Sud America, Egitto, Russia, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Francia, Spagna e Scandinavia.

Un ritratto di Eleonora Duse a trent'anni (Venezia, Fondazione Giorgio Cini) e il francobollo italiano dell'11 dicembre 1958
Un ritratto di Eleonora Duse a trent'anni (Venezia, Fondazione Giorgio Cini) e il francobollo italiano dell'11 dicembre 1958



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