Per una combinazione, è uscito venerdì 27, “Giorno della memoria”. Il foglietto della Slovenia da 1,33 euro parla di filo spinato e di Seconda guerra mondiale, ma il contesto non è quello della Shoah.
Ricorda i settant’anni da quando Lubiana venne circondata con barriere in grado di bloccare i movimenti delle persone. In Europa il conflitto era già cominciato da un anno e mezzo, e nell’aprile del 1941 Roma e Berlino avevano invaso anche la Jugoslavia, conquistandola e spartendola.
“Quando -spiega ora il presidente della Društvo zeleni prstan (cioè la Società dell’anello verde), Nuša Kerševan- le forze di occupazione italiane capirono che Lubiana era al centro del movimento di resistenza, misero a punto un piano per separarla dal resto del territorio”. Verso la fine del gennaio 1942 iniziarono a circondare l’abitato con un recinto elettrificato alto quasi due metri, rafforzato da fortificazioni e presìdi. All’inizio la barriera misurava diciotto chilometri, ma già alla fine di maggio racchiudeva l’intera città. Bloccando il traffico, perché solo chi possedeva gli speciali permessi poteva oltrepassare uno degli undici varchi sistemati sulle strade principali. E le guardie avrebbero sparato a chi tentava di forzare la cinta: con un avvertimento prima di agire sul grilletto se il fatto accadeva durante il giorno, senza se avveniva di notte.
In questo modo, il centro rimase un enorme campo di prigionia sino al 9 maggio 1945, quando venne liberato; solo allora il filo spinato fu rimosso, sostituito da alberi che ora costituiscono un anello verde, e le postazioni demolite. Adesso la linea rappresenta un sentiero della memoria, al tempo stesso un monumento naturale e la più grande area ricreativa urbana. Ogni anno, nel giorno della Liberazione, diventa il riferimento per la “Marcia lungo il filo spinato”.