“In un periodo in cui la comunicazione è sempre più digitale e la condivisione delle immagini è in costante crescita, si è reso necessario pensare alla tutela legale del proprio logo”, registrandolo.
È quanto dicono dall’Unione stampa filatelica italiana, l’unico riferimento per giornalisti e scrittori specializzati presente nel Paese: alcuni interventi (tra cui l’attuale ciclo di conferenze “Il francobollo racconta”), introdotti per sviluppare la visibilità, hanno incrementato la diffusione dell’emblema, con il rischio che possa essere “prelevato” e utilizzato impropriamente, anche per scopi commerciali che, in realtà, non appartengono all’associazione. L’Usfi infatti -va ricordato- opera gratuitamente e senza scopo di lucro per sviluppare la cultura di settore.
Da sempre il sodalizio è attento alla cura del diritto d’autore, che vale per scritti e immagini; pertanto, dopo avere valutato le esigenze di una corretta e più adeguata comunicazione anche on-line, “non poteva esimersi dalla tutela del proprio marchio. Internet è un grande strumento di comunicazione, dalle enormi potenzialità, ma oggi è relativamente frequente scaricare testi e immagini da utilizzare per vari scopi, anche economici, quindi senza preoccuparsi se sono coperti da diritti, con la spregiudicatezza del «non se ne accorgerà nessuno» e con l’errata presunzione che tutto ciò che si trova sul web sia libero e gratuito. Ecco quindi un valido motivo per identificare la proprietà ed il detentore dei diritti” relativi al contrassegno.
In questo modo si è messo ordine anche nella riproduzione del cavallino, che deve avere le zampe anteriori sollevate (e non allineate com’è avvenuto in passato) e dell’acronimo Usfi che, dopo un’alternanza sulle modalità di scrittura, va riprodotto senza punti.