Firenze - Festa oggi al quartier generale della Salvatore Ferragamo, così da ricordare il secolo da quando il fondatore dell’azienda andò negli Stati Uniti a cercare fortuna (è il richiamo temporale, peraltro non spiegato, presente nella vignetta).
Era nato nel 1898 a Bonito (ora in provincia di Avellino), undicesimo di quattordici figli, ha spiegato la direttrice del museo intitolatogli, Stefania Ricci. Già prima di salpare aveva il mestiere, ma decise di raggiungere alcuni dei fratelli negli Usa, dove continuò a produrre scarpe. Voleva il modello perfetto, capace di combinare stile e comfort. Per questo si diede agli studi, nella carta valore rappresentati dal pendolo. Durante gli anni Venti aprì un negozio ad Hollywood, diventando “il calzolaio delle dive”, ha ricordato la moglie Wanda, una novantaquattrenne invidiabile per la verve che ha saputo preservare. E proprio ad una star si riferisce il modello, il “Viatica 2”, proposto nell’immagine: risale al 1958 e venne realizzato per Marylin Monroe.
Solo nel 1927, ormai famoso, si trasferì nella città toscana, terra degli artigiani, dove rimase. Ora la società tratta anche accessori, sempre griffati, dalle cinture ai profumi.
“Un francobollo -ha detto la vicesindaco, Cristina Giachi- non è una celebrazione come un’altra; un tempo era un segno, l’identità di un Paese. Oggi ha perso la funzione concreta, ma è rimasto il valore simbolico”. Un po’ diverso è il pensiero del capo di gabinetto del ministero allo Sviluppo economico, Vito Cozzoli. Secondo il quale, ancora adesso “è uno dei principali strumenti con i quali lo Stato rende omaggio a persone o eccellenze” produttive. Nel caso specifico, “la grande imprenditoria è un testimonial autorevole, un alfiere, del made in Italy”. Ed il tributo arriva “nel momento in cui il Governo ha deciso di intervenire nel settore”.
“Stiamo celebrando quel pezzo di storia, quel viaggio di Ferragamo” registrato cent’anni fa, ha puntualizzato la presidente di Poste italiane, Luisa Todini. Con una scarpa di Ferragamo ci si immagina di calpestare via Tornabuoni, in modo da, almeno idealmente, appropriarsi di un pezzo d’Italia. “È questo che con il francobollo riusciamo a raccontare”.