Accantonato il Natale, è tempo di tornare alla cronaca, riflettendo ad esempio sui pacchi originati dal commercio elettronico, provenienti dall’estero e magari aperti ieri. Dietro al boom, non sempre vi è una realtà cristallina. A snocciolare le informazioni è l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale, agenzia comunitaria decentrata con sede ad Alicante (Spagna).
Secondo i dati raccolti insieme all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici, il 63% di tutti i sequestri per prodotti farlocchi e usurpativi eseguiti dalle autorità doganali è contenuto in piccole confezioni. Oltre la metà degli involucri giunti tramite i servizi postali o di corriere espresso e requisiti cela un solo articolo.
Sebbene le grandi spedizioni mediante container rappresentino il traffico di merci falsificate più importante in termini di volume e di valore, lo studio ha evidenziato che gli addetti alle verifiche procedono sempre più spesso al sequestro di invii meno appariscenti.
Nei colli fermati si trovano soprattutto calzature; poi prodotti ottici, fotografici e medici (per lo più occhiali da sole); quindi orologi, articoli in pelle (cinture), borsette e gioielli. Da qui la convinzione che i dati forniti dagli stessi vettori “potrebbero rivelarsi una preziosa risorsa per le attività di contrasto”.
Il fenomeno si inserisce in un flusso più ampio, segnalato dal direttore esecutivo della medesima Euipo, Christian Archambeau. “Una nostra ricerca condotta in precedenza congiuntamente all’Ocse ha rivelato che il 2,5% del commercio mondiale, pari a 338 miliardi di euro l’anno, e il 5% delle importazioni nell’Ue sono contraffazioni”.