Torna d’attualità una delle vicende del Novecento che molto hanno interessato storici, cronisti e pubblico. È nel libro, di Mimmo Franzinelli, “L’arma segreta del duce - La vera storia del carteggio Churchill-Mussolini” (440 pagine, 23,00 euro).
Nel dopoguerra -spiegano dalla casa editrice, Rizzoli- si favoleggia di importantissime lettere di Vittorio Emanuele III, Adolf Hitler, Dino Grandi, Pietro Badoglio, Alcide De Gasperi e soprattutto di Winston Churchill. “Per l’Italia valgono più di una guerra vinta”, aveva confidato il protagonista al gerarca Alessandro Pavolini. Dopo il crollo del regime, “i documenti autentici si mescolano alle contraffazioni, dando vita a campagne scandalistiche che appassionano gli italiani”. Le misteriose corrispondenze riguarderebbero l’entrata in guerra del Paese nel 1940 e l’accordo secondo cui, in caso di sconfitta di Londra, Roma avrebbe mitigato le pretese di Berlino al tavolo della pace in cambio di concessioni territoriali.
Ma cosa conteneva veramente quel carteggio? E cosa nasconde il lucroso mercato di apocrifi maturato nel dopoguerra? Che credito meritano i clamorosi documenti apparsi sulla stampa negli anni Cinquanta e che divennero oggetto di negoziazioni, ricatti, speculazioni tra Italia e Svizzera, Germania e Regno Unito? “Nell’ultimo trentennio sono fioriti servizi giornalistici e monografie talmente abbondanti da costituire un nuovo genere letterario”: soltanto adesso, “grazie a nuove fonti d’archivio e a una ricostruzione storica scrupolosissima, è finalmente possibile chiarire i retroscena di un caso che per settant’anni ha gettato ombre inquietanti sul nostro passato”.