Il conflitto del 1914, “questo immane ciclone che si è abbattuto su mezzo mondo e che forse trascinerà nel suo vortice altre potenze, ha aperto una via nuova alla filatelia, un campo che aveva pochi fiori dispersi e negletti”.
Così scriveva Ernesto Rastrelli su “Il bollettino filatelico” nel numero del 15 gennaio 1915, un secolo fa oggi. Prendendo atto delle produzioni particolari giunte in quei mesi. I tagli “Pro feriti”, ad esempio, “sono una vera collezione, nuova, simpatica, patriottica perché acquistandoli portiamo tutti il contributo a lenire una lagrima”. Ora “un album speciale si impone: l’«Album dei francobolli di guerra»”.
Quella piccola croce rossa a lato -prosegue l’intervento- “rammenterà come dalle ferite fu deterso il sangue da mani pietose; quella suora, simbolica figura della carità (francobolli di Grecia), che prende sotto la sua protezione la sposa e il bimbo del soldato caduto, rievoca il dolore, lo strazio, il pianto di tante madri, di tanti bimbi, e così tutti, tutti i piccoli pezzi di carta diranno un giorno col loro muto linguaggio quanti orrori, quanto sangue irrorò la terra che il vomere non più solcava; diranno quale fu l’eroismo di giovani donne non più pensose di toilette e di gaudio, ma che strette nel soggolo della carità, incuranti di pericoli, si curvarono angiole di carità sui caduti, e cercarono sollevarne lo strazio col sorriso del loro fascino muliebre”.
L’intervento prosegue, classificando i francobolli di Austria-Ungheria e Belgio e con l’impegno a continuare la catalogazione nei numeri successivi. Prevedendo, a ragione, che l’album novello originato dalla Prima guerra mondiale “sarà non piccolo”.