A fine Ottocento, fare il postino nelle campagne del Sud-Est della Francia ad Hauterives (dipartimento della Drôme), non era una passeggiata. O, meglio, era una passeggiata che poteva allungarsi per decine di chilometri, da un paesino all’altro, con il sole o con la pioggia, trasportando a spalla un borsone pieno di missive. Ma Ferdinand Cheval, il portalettere protagonista, trovò il modo di sfuggire all’ossessione dei giorni sempre uguali e di farsi ricordare. Lo spiega il libro “Avevo costruito un sogno - Storie e fatiche di un postino artista” (192 pagine, 12,00 euro). Edito da Ediesse, è dovuto ad Alessandro Trasciatti.
Il fattorino cominciò la sua opera nel 1879 e in trent’anni, con 930mila ore di lavoro, mille metri cubi di mattoni e 3.500 sacchi di calce, innalzò il palazzo Ideale. Visto oggi è un insieme astruso, tutto grotte e gallerie, scalette, pinnacoli e terrazze, che ricorda alcuni edifici asiatici o le realizzazioni di Antoni Gaudí. È impossibile da abitare, ma di una bellezza ingenua.
Il volume ripercorre la vicenda (vera) e le fatiche del personaggio attraverso registri diversi -narrazione tout court, memorialistica, diario di viaggio, persino invenzione romanzesca- così da rendergli giustizia, esempio di ostinata forza di volontà.
Il titolo è inserito nella collana “Carta bianca”, diretta da Angelo Ferracuti. Egli stesso -mera combinazione?- con un’esperienza da postale e da scrittore di cose anche postali (“Le risorse umane”).