Periodicamente, il mai risolto problema dell’applicazione dell’iva riemerge. Ed ora l’ha ricordato, da palazzo Madama, Linda Lanzillotta (Scelta civica per l’Italia). Riprendendo un concetto espresso più volte dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato. E sottoscrivendo un’interrogazione a risposta orale presentata contemporaneamente ai ministri dell’Economia e delle finanze e dello Sviluppo economico, rispettivamente Pier Carlo Padoan e Federica Guidi.
La disposizione che esenta Poste italiane spa dal pagamento dell’imposta sui servizi postali oggetto di negoziazione individuale -ricorda la senatrice- “è in contrasto con il diritto europeo, e per tale ragione è stata disapplicata dalla stessa Autorità; la decisione è stata confermata dal Tar del Lazio e ora pende l’appello davanti al Consiglio di stato”. Nonostante i numerosi richiami da parte delle istituzioni continentali e della stessa Agcm, “a livello legislativo non vi è stato alcun intervento per la definizione di un assetto normativo coerente con il diritto europeo e per la rimozione degli ostacoli alla concorrenza”.
Da qui, il quesito: se i rappresentanti dei dicasteri richiamati “non ritengano urgente intervenire al fine di superare l’anomalia”. Allo stesso tempo, la firmataria ha domandato a quanto ammonterebbe il maggior gettito ed in che misura tale onere inciderebbe sui conti dell’operatore.
Sapendo, inoltre, che il 16 maggio è stato approvato definitivamente il decreto del presidente del Consiglio dei ministri riguardante la cessione di quote fino al quaranta per cento del capitale, Linda Lanzillotta ha chiesto agli interlocutori se non sia opportuno adeguare la procedura “prima dell’avvio della privatizzazione, anche al fine di informare in modo trasparente il mercato circa l’incidenza di tali distorsioni sul bilancio di Poste italiane e sul suo conseguente valore di mercato”.