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Il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, Antonio Catricalà
Il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, Antonio Catricalà

Le avvisaglie erano emerse qualche settimana fa, quando l’Autorità garante della concorrenza e del mercato aveva auspicato che il ministero delle Comunicazioni, in qualità di Autorità di regolamentazione del settore postale, verificasse “l’effettiva compatibilità con i principi concorrenziali delle tariffe massime previste dal decreto del 12 maggio 2006”, assicurando un quadro di regole certe e non discriminatorie “che crei necessari incentivi negli operatori in vista della auspicata e non procrastinabile scadenza per la liberalizzazione del settore postale”. Allora, la lente di Antonio Catricalà si era soffermata principalmente sulla posta massiva, che lavora ad esempio estratti conto bancari e comunicazioni alla clientela per le utenze elettriche e telefoniche.

Adesso giunge la nuova decisione: avviare un’istruttoria per abuso di posizione dominante nei confronti di Poste italiane nei mercati dei servizi liberalizzati e di quelli di prossima liberalizzazione.

Secondo l’Autorità, “gli accordi di fornitura stipulati nel periodo dicembre 2000 - gennaio 2007 con i concorrenti precedentemente titolari di concessione di servizi postali, insieme alle previsioni contenute nel bando di gara emanato nel maggio 2007, potrebbero configurare una strategia unitaria di Poste mirante a estendere e rafforzare la propria posizione dominante sui mercati dei servizi attualmente liberalizzati e su quelli che lo saranno in un prossimo futuro”.

L’Autorità sottolinea che il decreto legislativo 261 del 1999, che attua la direttiva comunitaria di progressiva liberalizzazione nel settore postale, “ha paradossalmente sottratto al mercato alcuni servizi, precedentemente offerti, oltre che da Poste, da una pluralità di operatori titolari di concessione, attivi nelle aree di loro competenza (in particolare nei centri urbani, che rappresentano il segmento di mercato più profittevole), nella prestazione di servizi relativi alla posta ordinaria e raccomandata”.

Dopo l’entrata in vigore del decreto, la società oggi diretta da Massimo Sarmi ha stipulato con circa settanta ex concessionari contratti per esternalizzare una serie di servizi rientranti nell’ambito della riserva legale. “Tuttavia -precisa il garante- grazie al potere contrattuale di gran lunga maggiore di Poste, questi contratti appaiono fortemente squilibrati a suo favore e vincolano complessivamente l’attività degli ex concessionari, riducendone fortemente la capacità competitiva anche negli ambiti di attività postale non soggetti a riserva”.

Secondo l’Autorità, “molte delle clausole contenute nei contratti mirano in realtà a ridurre l’autonomia imprenditoriale degli ex concessionari, indebolendoli in vista della completa liberalizzazione in programma al massimo per il 2011”.

A fine maggio 2007 Poste ha, inoltre, emanato un bando, in sostituzione dei vecchi contratti, che incorpora servizi riservati e attività non rientranti nel servizio universale e quindi offerte in regime di libera concorrenza, accompagnato da clausole di esclusiva, “che impedisce alle agenzie di recapito di offrire i propri servizi ad imprese concorrenti dell’operatore dominante”.

L’insieme dei comportamenti di Poste appare “in grado di limitare sensibilmente l’attività degli ex concessionari, e per questa via di alterare le condizioni di concorrenza attuali e potenziali nell’offerta di servizi postali”.

L’istruttoria dovrà concludersi entro il 30 maggio 2008.

C’è ancora Poste italiane nel mirino dell’Antitrust
C’è ancora Poste italiane nel mirino dell’Antitrust



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