Benito Mussolini nacque centotrenta anni fa e, naturalmente, non sono previste citazioni postali. Parve andare in modo diverso nel centenario, quando venne chiesto un manuale di circostanza, da impiegare naturalmente a Predappio, ora provincia di Forlì-Cesena.
Per cercare di farlo passare più inosservato, anziché l’immagine del dittatore si scelse quella della casa natale, adesso trasformata in un piccolo museo. Precauzione inutile, perché le polemiche si alzarono immediate, costringendo l’Amministrazione postale a far marcia indietro e ad… annullare l’annullo.
“Mai era accaduto” -commentò a ruota il mensile «Cronaca filatelica»- che un ricordo marcofilo “finisse sulle prime pagine dei giornali, sia italiani sia stranieri (la «Pravda» , organo del Partito comunista sovietico, ha tratto lo spunto dell’episodio per criticare le celebrazioni)”. “Una repubblica democratica -scrisse sulla «Repubblica» Giorgio Bocca- ha il dovere culturale di studiare, discutere, raccontare il regime autoritario che l’ha preceduta: deve, se è una repubblica matura e sicura di sé, capire in che parte ne è la continuatrice e in che parte la riformatrice o la negazione. Ma non ha senso che sia lei a celebrare il suo contrario. E a celebrarlo con un timbro postale”. Secondo Livio Caputo, direttore della “Notte”, il dietro-front ministeriale sembra essere “il frutto avvelenato delle paure e delle ipocrisie che per un’intera generazione hanno caratterizzato l’atteggiamento della nostra classe politica”. “Per almeno due volte in precedenza -annotava Salvatore Gajas su «L’europeo»- il ministro aveva respinto il tentativo di celebrare fatti e ricorrenze del Ventennio. L’anno scorso, per esempio, ci volle una trattativa di mesi per convincere un gruppo di nostalgici a rinunciare al primitivo (e fascistissimo) nome di Littoria per le celebrazioni del 50° anniversario della fondazione di Latina. Il relativo annullo postale speciale finì con la poco compromettente dicitura «50° Anniversario della fondazione della città». Qualche mese dopo toccò alla Consulta filatelica… il compito di dire no ai missini che facevano fuoco e fiamme per ottenere addirittura un francobollo”. “Ma davvero -era il quesito che si pose Enzo Biagi da «Panorama»- c’era da fare tanta polemica sull’annullo che riproduce la «casa natale», dove tanti si recarono in visita, da sua maestà il re al balilla Enzo Biagi, dimostrando che si confonde la filatelia con l’apologia, la «curiosità» con il rimpianto?... Il ministro delle Poste può rendere più o meno gradevole la cronaca, ma non modificare la storia”. Per il “Secolo d’Italia” prese la penna Fdm, definendo la vicenda una “ridicolissima istoria”, con un annullo “prima concesso sulla scorta del buonsenso ma poi revocato per le minacciose intimidazioni de «L’unità»”. L’organo del Partito comunista, invece, qualificò la questione “una squallida manovra che comunque segnala come certe piante malate siano difficili da estirpare”.