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editor Fabio Bonacina

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La testimonianza scritta e un video raccontano la breve esistenza di uno “Stato” al largo di Rimini. E c’è il richiamo al “servizio postale”

La copertina dell'iniziativa editoriale
La copertina dell'iniziativa editoriale

“Era il 1956, avevo finito di costruire la casa di via del Pilastro e con la pratica e coi contatti, specie con uffici, avevo constatato come l’America avesse introdotto in Italia, dopo la sua vittoria che ci aveva distrutti, la schiavitù. Non potevi fare nulla che i politici non volessero, e questa schiavitù ogni giorno di più ti soffocava. I preti, con le loro assurde teorie e le loro sette, ti inchiodavano e volevano che tu non facessi nulla che a loro non garbasse; i comunisti cercavano di combattere i signori e di portargli via con la terra anche la loro ragione di esistere; solo i politici, asserviti ai russi o agli americani, avevano un futuro. A quel punto, dopo tutti i morti ammazzati in Italia nel dopoguerra, io, che sono e sono sempre stato libero, pensai che l’unica prospettiva era di andare in un Paese indipendente dove gli intelligenti potessero comandare e gli idioti servire”.

È da tale contesto che nasce l’avventura dell’isola delle Rose, nuovo “Stato” ottenuto costruendo una piattaforma davanti a Rimini ma fuori dalle acque territoriali, che verrà completata otto anni dopo. Fino a quando, il 25 giugno 1968, iniziò l’“occupazione” da parte dell’Italia ed una complessa controversia legale, finita con due vani tentativi per distruggere la struttura e poi, il 26 febbraio successivo, con l’inabissamento di quanto rimaneva e del sogno.

A raccontare la vicenda è il protagonista di allora, Giorgio Rosa. Sua è la testimonianza organizzata in un testo di 22 pagine accompagnato da un dvd, consegnati al Gruppo Persiani editore che ha messo in vendita l’insieme a 14,90 euro.

“Mi piace rammentare -si legge nel testo- che per un breve periodo fu istituito un servizio postale con l’isola, furono emessi francobolli, e come bandiera ufficiale fu scelto un triangolo arancione con al centro tre rose rosse”.

Un plico che riporta, oltre all'affrancatura italiana, quella originata sulla piattaforma, dove la lingua ufficiale era l'esperanto (archivio Fabio Vaccarezza)
Un plico che riporta, oltre all'affrancatura italiana, quella originata sulla piattaforma, dove la lingua ufficiale era l'esperanto (archivio Fabio Vaccarezza)



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