Contenzioso tra la Commissione della concorrenza e La posta svizzera. La prima ha sanzionato l’operatore con 22,6 milioni di franchi (quasi 19,3 milioni di euro) per abuso di posizione dominante, ma la seconda non ci sta e ricorre al Tribunale amministrativo federale.
Secondo la Comco, dal 2009 al 2014 l’operatore non ha applicato uniformemente ai suoi grandi utenti contrattuali lo stesso tariffario; il rilievo concerne gli invii con indirizzo pesanti oltre cinquanta grammi. Pure con caratteristiche simili, “sono stati trattati in modo diverso e con questo discriminati”. Dall’1 aprile 2011, poi, è stato introdotto uno sconto supplementare: in questo modo, “i clienti venivano premiati se raggiungevano o superavano l’obiettivo di fatturato mensile concordato con la Posta, dall’altra parte, essi venivano penalizzati se non raggiungevano tale obiettivo. Nel complesso, il sistema dei prezzi non era trasparente”. Inoltre, gli utenti “sono stati frenati” nel trasferire parte degli invii all’antagonista Quickmail.
Dal canto suo, l’azienda “respinge le accuse ed è convinta di aver sempre agito in modo legittimo nei confronti dei clienti e dei concorrenti”. Si trova di fronte a una grande sfida: da tanti anni i volumi di lettere sono in continuo calo, le disposizioni legali e normative esistenti risultano molte e deve continuare a finanziare il servizio universale soltanto con mezzi propri, senza contare su alcuna sovvenzione. Per questo motivo, nell’aprile 2011 ha modernizzato il sistema tariffario “rendendolo consapevolmente calcolabile e orientato ai costi. Ne consegue che i prezzi per i clienti commerciali con un fatturato annuo superiore ai 100mila franchi non vengono calcolati soltanto in base al volume di lettere previsto ma anche in base alle abitudini individuali di spedizione. Più un cliente contribuisce, con la propria pianificazione, le proprie abitudini e la preparazione degli invii, a ridurre i costi della Posta, maggiore sarà lo sconto a lui assegnato. Questo vale per tutti i clienti”.