Ha un Cantone di lingua italiana e un altro con vallate in cui si parla italiano. Ma la filatelia tricolore non considera la Svizzera come appartenente alla propria area, tradizionalmente estesa soltanto a San Marino, Vaticano ed eventualmente allo Smom.
“Troppo spesso -spiega dalla Posta elvetica il responsabile delle vendite per la regione sud e l’Italia, Reto Godenzi- ci domandiamo perché il nostro Paese non faccia filatelicamente parte dell’area italiana. Eppure, non parliamo soltanto tedesco e francese, ma anche il romancio e appunto l’italiano, come testimoniano numerosi francobolli e, molto spesso, i bordi dei fogli, dove le indicazioni sono riportate anche nella lingua di Dante. Qui da noi, non dimentichiamolo, ci sono circa 450mila abitanti di lingua italiana, e la comunità straniera più numerosa è proprio quella italiana”.
“Politicamente la Svizzera non appartiene all’Unione Europea, ma a livello geografico fa parte a pieno titolo dell’Europa. La nostra storia è condivisa oltre le frontiere: basti pensare alla Valtellina e alla valle di Poschiavo. Queste due comunità hanno convissuto per secoli, ed ancora adesso ci sono terreni poschiavini in Italia e boschi valtellinesi in Svizzera. Oggi basta pensare al termine «Insubria» per rendersi conto che i confini non sono più quelli nazionali, come d’altro canto dimostrano i progetti che intendono creare sinergie sovranazionali, per esempio tra la Lombardia e il Canton Ticino”.
E se i grandi concetti non bastano, Reto Godenzi aggiunge l’esperienza personale. “Rappresento la Posta svizzera alle manifestazioni di «Milanofil», Riccione e all’edizione autunnale di «Veronafil». Essendo svizzero di madrelingua italiana, è inutile dire che mi sento come a casa mia, e ritengo questa vicinanza contraccambiata”.