“Ho scoperto -annota il lettore Salvatore Cacciatore- che da giugno 2019 l’invio di lettere e plichi” affrancati con esemplari sammarinesi in lire “può essere effettuato solamente da cittadini residenti a San Marino”. “Inoltre ai non residenti non è possibile spedire missive affrancate con francobolli in euro emessi fra il 2002 ed il 2012, nonostante la valuta sia più che corrente”.
“Vaccari news” ha voluto saperne di più ed ha contattato il direttore generale di Poste San Marino, Rosa Zafferani. La quale spiega quanto è stato deciso, forse esagerando nel paragone e di sicuro dimenticando che qualcuno, in un certo momento, ha pagato presso lo sportello i francobolli al nominale, anticipando i soldi per un servizio richiesto, e non importa da chi, molto tempo dopo.
“La Convenzione Upu, nonché il regolamento internazionale della corrispondenza, vietano e sanzionano il re-mailing”, precisa la dirigente. “In particolare si considera re-mailing l’attività di mittenti che, pur risiedendo nel territorio di uno Stato, impostino o facciano impostare in territorio estero i propri invii allo scopo di fruire di condizioni tariffarie più favorevoli. È risaputo che ingenti quantitativi di valori postali in lire o in euro, dei primi periodi di introduzione dell’euro stesso, vengano immessi sul mercato da commercianti a valori fortemente scontati. Pertanto l’invio massivo di corrispondenza effettuata da operatori economici o utenti privati non sammarinesi non viene accettata da Poste San Marino, come del resto è sua facoltà, per non incorrere in sanzioni da parte degli operatori postali dei Paesi in cui risiedono sia mittente che destinatario. Non si tratta di discriminazione, ma di corretto rispetto dei regolamenti internazionali in materia di postalizzazione”.