Viene presentata come “la prima lettera di un’ammiratrice”, datata 25 ottobre 1954. La mittente, di Camaro Superiore (Messina), esordisce con un “Gent.mo Divo” e, in otto righe scritte a mano, chiede una foto con dedica (“è il mio più grande desiderio”, vi si legge). Terminando il testo con “Grazie infinite e mille affettuosità”.
Il curioso reperto resterà sotto teca fino al 17 febbraio, a Roma presso l’Ara pacis, dov’è in corso la mostra “Marcello Mastroianni”. Non è l’unico elemento postale presente. Si aggiungono -sempre tratti dagli archivi di famiglia- cartoline illustrate e soprattutto infrequenti interi con risposta pagata. Senza trascurare il manifesto del film “La dolce vita”, lo stesso rappresentato nel francobollo da 900 lire di San Marino; il dentello venne emesso l’8 luglio 1988 nell’ambito di una serie che, con altri due esemplari, intendeva rendere omaggio a Federico Fellini, di cui -spiegano i curatori dell’esposizione- l’attore (1924-1996) diventò alter ego.
L’allestimento, promosso dalla Cineteca di Bologna, ne ripercorre la carriera, iniziando dagli esordi con Riccardo Freda lungo il 1948. Più di cento i film in cui lavorò tra gli anni Quaranta e la fine dei Novanta, ottenendo molti riconoscimenti internazionali: tre candidature all’Oscar come miglior attore, due “Golden globe”, otto “David di Donatello”, due premi per la migliore interpretazione maschile al Festival di Cannes e due Coppe “Giuseppe Volpi” a quello di Venezia.
Entrato prepotentemente nell’immaginario collettivo ed anche se viene identificato dal semplice profilo, su di lui “c’è ancora molto da scoprire”, convengono gli organizzatori. Partendo dalle origini di estrazione popolare, e dall’infanzia in Ciociaria (fatto che lo accomuna a due altri giganti, Vittorio De Sica e Nino Manfredi), poi arrivando a Cinecittà ed al teatro. Il tutto raccontato attraverso scritti, testimonianze, recensioni, poster, foto e proiezioni, così da accompagnare lo spettatore attraverso mezzo secolo di cultura e costume italiani.