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editor Fabio Bonacina

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Il filosofo e scrittore, scomparso ieri, conosceva le potenzialità evocative e comunicative del francobollo. Il caso del romanzo “La misteriosa fiamma della regina Loana”

La versione inglese del romanzo, con il francobollo di Zanzibar
La versione inglese del romanzo, con il francobollo di Zanzibar

Una passione per il collezionismo, tanto da essere citato nel libro di Giulietta Rovera “Per hobby e per passione”. Così si potrebbe ricordare Umberto Eco, scomparso ieri sera ad ottantaquattro anni (era nato il 5 gennaio 1932 ad Alessandria).

Il filosofo e scrittore è divenuto famoso al grande pubblico per i suoi lavori, da “Il nome della rosa” a “Il pendolo di Foucault”. Meno noto è il suo interesse per il francobollo (e per le potenzialità comunicative che serba), originato anche dall’approfondimento svolto nel settore semiologico.

Un esempio evidente è il romanzo “La misteriosa fiamma della regina Loana”, edito nel 2004 da Bompiani. Dove i richiami abbondano, come quando accenna ad “una copia del catalogo Yvert & Tellier, del 1935. Probabilmente faceva parte della paccottiglia del nonno. Ovvio che il catalogo fosse già obsoleto per un collezionista serio del 1943, ma evidentemente era diventato prezioso per me, che vi apprendevo non i prezzi aggiornati e le ultime emissioni, ma il metodo, il modo di collezionare. Dove prendevo i francobolli in quegli anni? Me li aveva passati il nonno oppure si potevano comperare in negozio delle buste con pezzi assortiti, come avviene ancor oggi sulle bancarelle tra via Armorari e il Cordusio a Milano? È probabile che investissi tutti i miei risicati capitali da qualche cartolaio in città, che vendeva appunto a collezionisti in erba, e dunque quei pezzi che a me sembravano favolosi erano moneta corrente. O forse in quegli anni di guerra, bloccati tutti gli scambi internazionali -e a un certo punto anche quelli domestici-, circolava sul mercato, a poco prezzo, materiale di qualche pregio, venduto da un pensionato per poter comperare del burro, un pollo, un paio di scarpe”.

Nel testo non trascura il potere evocativo delle immagini trasformate in dentelli. “Favoleggiavo su un paesaggio del Guatemala, sul rinoceronte della Liberia, su un’altra imbarcazione selvaggia che dominava nel grande francobollo (più piccolo lo Stato, più grande il francobollo, stavo imparando) di Papua, e mi chiedevo dove fossero il Saargebiet o lo Swaziland”.

Il volume, accanto ad altre riproduzioni tratte da fumetti e manifesti, comprende una tavola con diverse cartevalori postali. Nella versione in inglese proposta da Harcourt, “The mysterious flame of queen Loana”, uno di questi esemplari -il 200 rupie emesso da Zanzibar nel 1908- compare persino in copertina.




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