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editor Fabio Bonacina

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Fino al 4 giugno, oltre cinquecento testimonianze fanno vedere come la città toscana si presentava tra la fine dell’Otto e la prima metà del Novecento. A palazzo Ducale

Piazza Mercurio al tempo
Piazza Mercurio al tempo

Oltre cinquecento reperti, quattro dei quali ingranditi per valorizzare la mostra, intitolata “Massa in cartolina tra fine ‘800 e prima metà del ‘900”. È quanto, fino al 4 giugno, si sta proponendo nel centro toscano, presso palazzo Ducale (piazza degli Aranci 35, rassegna aperta gratuitamente dalle ore 16 alle 19.30 e nei festivi anche tra le 10 e le 12.30).

Immagine dopo immagine, sfilano paesaggi, luoghi, monumenti, trasporti, scene di lavoro, selezionati tra le collezioni di Pier Giovanni Alberti, Attilio Michelucci e Renzo Nicolini. A concretizzare il percorso, la sede provinciale dell’Associazione di cultura, sport e tempo libero, appoggiata dal gruppo Facebook Residenti Massa-Carrara.

Pochi fra gli scatti esposti “hanno fotografato una realtà che ancor oggi esiste, per di più la città è cresciuta intorno o al posto di tanti edifici o panorami che venivano spediti a famigliari, amici o innamorati per far apprezzare la città di Massa e vantarsi di esserci stati”, commenta il presidente territoriale dell’Acsi, Fabrizio Panesi. Cambiamenti in meglio o in peggio? Le valutazioni sono lasciate ai visitatori; “qualunque sarà la risposta, noi della Massa di oggi vogliamo offrire a tutti una possibilità: guardarsi indietro per sognare una città più bella per il domani”.

“Pregi d’arte direi non ne abbiano, ma valore documentario sì”, aggiunge lo storico Franco Frediani riferendosi ancora al materiale riscoperto. Emerge il volto di una comunità “diversa da quella attuale, più quieta, più domestica, più umana, in parte purtroppo perduta: piazza degli Aranci col bel palazzo Diana e la chiesina di san Sebastiano, distrutti dai bombardamenti americani dell’ultima guerra, l’antica fabbrica dei tabacchi, poi demolita per erigervi il nuovo palazzo Comunale, il bel ponte di Maria Beatrice fatto saltare dai tedeschi in ritirata, la tranvia che collegava il paese di Forno col centro, la stazione e la marina, l’acquedotto estense che forniva acqua per l’irrigazione dei campi, il caratteristico acciottolato delle strade, il mercato delle verdure in piazza Mercurio”. Insomma, “una città, ancora contenuta entro le mura albericiane, perduta nel tempo che fu e per la quale non nascondo un pizzico di nostalgia”.

Uno degli ingrandimenti offerti nel percorso
Uno degli ingrandimenti offerti nel percorso



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