Le iniziative per il centocinquantesimo proseguono (anche in questi giorni si registrano annulli celebrativi, da San Fiorano a Terni) e, nel momento in cui attinge a materiali cartacei, non mancano i richiami postali.
È il caso della mostra “Le donne che hanno fatto l’Italia”, ospitata presso il Vittoriano a Roma sino al 20 gennaio; l’ingresso è libero (orari: dal lunedì al giovedì 9.30-19.30; venerdì e sabato 9.30-23.30; domenica 9.30-20.30; l’accesso è consentito fino a 45 minuti prima della chiusura).
Attraverso dipinti, foto, filmati, documenti, abiti, giornali e cimeli ricostruisce un percorso che attesta come le donne abbiano fortemente contribuito al processo di unificazione, ai cambiamenti e alla crescita del Paese. La narrazione comincia dalle eroine risorgimentali e giunge ad oggi, passando attraverso le figure più importanti e le esperienze collettive, dalle maestre alle mondine. Cinque le sezioni in cui si articola: “Le donne del Risorgimento italiano”, “Le protagoniste”, “Le prime”, “Donne insieme”, “Donne e arte”.
Nelle teche, ecco ad esempio le lettere dei prigionieri di Sing Sing dirette a madre Francesca Cabrini (ed oggi conservate al Museo cabriniano), della giornalista Matilde Serao indirizzata il 5 aprile 1898 al collega Jacques Caponi (Archivio Rosselli), dei Gruppi delle donne di Verona spedita da Roma il 18 maggio 1945, della manager Marisa Bellisario inoltrata il 7 gennaio 1986 all’editrice Inge Feltrinelli (Fondazione Marisa Bellisario). Ma figura anche il telegramma con cui, era il 13 ottobre 1986, venne comunicata l’assegnazione del Nobel a Rita Levi Montalcini (Fondazione Rita Levi Montalcini).
Immaginaria è la corrispondenza che la scrittrice Oriana Fallaci ha rivolto ad un bambino mai nato. Del celebre libro sono proposte diverse edizioni internazionali, dalla norvegese alla giapponese, nonché la macchina per scrivere ed il quaderno degli appunti che servirono a concretizzarlo (Archivio Edoardo Perazzi).
Tra le foto, viene rappresentata la sala della corrispondenza al servizio, durante il Primo conflitto mondiale, dell’ufficio delle notizie militari, mentre un’altra richiama Emanuela Loi, la prima donna poliziotto a morire in un attentato mafioso, citata nel francobollo da 750 lire dell’8 marzo 1997.
Significativo lo spazio lasciato alle cartoline, inerenti la Grande guerra (alcune delle quali considerate pure da Enrico Sturani nel suo saggio “Italia! Sveglia! Uno Stivale di cartoline - Tutti i simboli della nostra Patria”), la propaganda fascista (con Benito Mussolini o il servizio ausiliare femminile della Rsi), le elezioni amministrative del 1946 (realizzate dall’Udi).