Quasi cinque ore intense per presentare le ragioni di quanti collezionano documenti postali e vogliono essere tranquilli con la normativa, al riparo da sequestri e sgradevoli esperienze giudiziarie. Perché, salvo il materiale di origine pubblica effettivamente rubato (e di cui esiste una circostanziata denuncia) e quello che ora potrebbe essere considerato di sostanziale interesse storico, tutto il resto può essere conservato legittimamente in mani private. Troppi editti, documenti, circolari, pubblicazioni che, dai primi anni dopo l’Unità d’Italia a tempi recenti, hanno previsto la facoltà, e talvolta l’obbligo, per le strutture pubbliche di alienare quanto non considerato più utile. Magari donandolo alla Croce rossa al fine di finanziarne le attività con la vendita o il macero.
Anche se resta il problema di avere una precisa nozione di bene culturale (adesso -va ricordato- si considerano pure le attività immateriali). Oggi pomeriggio il confronto “Pubblico & privato alleati per la tutela del patrimonio storico postale” ha visto valorizzare soprattutto le ragioni dei collezionisti, ma permane la confusione su un problema complesso e difficile da dipanare, avendo presente che le operazioni di scarto effettuate nel tempo non sono state fatte come adesso si farebbero e che comunque permangono aree interpretative: davanti allo stesso documento (spesso di nessun valore economico), tale discrezionalità permette di arrivare a conclusioni opposte, minando una qualsiasi certezza.
Quindi? La proposta emersa -in estrema sintesi- è ripartire con gli incontri tra le parti (più volte citati quelli con l’allora direttore generale degli archivi, Gino Famiglietti) e cercare di trovare una quadra. Magari facendo un elenco il più dettagliato possibile di quanto è di interesse pubblico e di quanto non lo è, ricordando che il materiale esistente è stato “salvato” dalla distruzione proprio grazie all’interesse degli appassionati.
Occorre tranquillizzare i collezionisti, orientare gli addetti ai lavori, evitare di ricorrere alle vie legali. Anche se spesso, ma dopo anni e oneri, il materiale viene restituito al proprietario perché il fatto non sussiste, “c’è sempre una vittima, ma mai un responsabile”. Monitorando l’evoluzione: non a caso, in apertura l’organizzatore Claudio Ernesto Manzati ha ipotizzato di trasformare il confronto odierno in un appuntamento annuale.