“Alcune disposizioni di assoluta retroguardia”. Così la Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica (Confetra) commenta la bozza del decreto legislativo sulla liberalizzazione postale. Non solo “tutto il settore dei corrieri espressi, per definizione non rientrante nel servizio postale universale, potrà essere assoggettato a un’illegittima tassazione fino al 10% dei ricavi, ma sarà tenuto al rispetto di una contrattazione collettiva di riferimento del tutto estranea -storicamente e sindacalmente- al mondo della logistica cui esso appartiene”.
Con una lettera inviata al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e al ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, su questi temi è intervenuto direttamente il presidente Confetra, Fausto Forti. Sottolineando come il provvedimento “non sembri essere rispettoso dei principi di liberalizzazione voluti dall’Europa”.
Tre, in particolare, i punti evidenziati. Cominciando con l’obbligo di contribuire al fondo di compensazione (che serve a garantire l’espletamento del servizio universale): “non può essere esteso ai titolari di autorizzazione generale, che per definizione esplicano servizi estranei al servizio universale”.
Poi, il sostegno dovuto dai titolari di autorizzazione generale per il finanziamento della nuova Autorità di regolamentazione: “deve essere nettamente inferiore all’ammontare dei contributi dovuti dai titolari di licenza individuale, come avvenuto fino ad oggi per il finanziamento della corrispondente autorità ministeriale”, perché l’operato svolto dalla stessa Autorità in merito ai titolari di autorizzazione generale è “del tutto residuale”.
“Secondo i principi di libertà sindacale sanciti dalla Costituzione” -viene segnalato infine- “non può esistere alcuna contrattazione collettiva di riferimento cui dovrebbero attenersi tanto i titolari di licenze individuali, quanto a maggior ragione i titolari di autorizzazioni generali”.