“Un netto calo del fenomeno criminoso”. Nel 2021 si sono verificate 104 rapine, il valore più basso registrato negli ultimi dieci anni, pari ad un decremento del 16,1% rispetto al 2020. Confrontando il dato con quello di inizio periodo (524 casi nel 2012), la discesa supera l’80%.
Lo annota -riferendosi agli uffici postali- l’ultimo “Rapporto intersettoriale sulla criminalità predatoria”, datato 2022 e realizzato dal Centro di ricerca per conto dell’Associazione bancaria italiana e dal servizio analisi della Polizia criminale (vi partecipano Assovalori, Confcommercio-Imprese per l’Italia, Federazione italiana tabaccai, Federdistribuzione, Federfarma, Italiana petroli, Poste italiane e Unione energie per la mobilità).
Anche l’indice di rischio, ossia il numero di rapine ogni 100 uffici postali, è risultato il più basso del periodo con un valore pari a 0,8 rapine ogni 100 sedi (da 1 nel 2020).
La diminuzione del fenomeno ha caratterizzato solamente gli episodi riusciti (75 casi da 96 nel 2020), mentre i falliti sono rimasti pressoché stabili (da 28 a 29). Nonostante ciò, l’ammontare totale sottratto è stato leggermente superiore (oltre 1,7 milioni di euro), determinando un incremento dell’ammontare medio per evento passato da 16,3 a 22,8 mila euro.
Nel 2021 vi è stata una sensibile recrudescenza in Campania (+263%), risultata la regione più colpita con 29 casi (da 8 del 2020). Seguono la Sicilia con 16, il Lazio e la Lombardia con 13. Anche riferendosi all’indice di rischio, la Campania è stata caratterizzata dal valore più elevato, pari a 3,1 rapine ogni 100 sportellerie (da 0,8 di dodici mesi prima). A livello provinciale il maggior numero di episodi si è verificato nel Napoletano con 21; seguono Roma (13), Palermo (10) e Caserta (8).
A differenza di quanto avvenuto nel 2020, gli attacchi sono stati commessi prevalentemente di mattina e in particolare nella fascia oraria tra le 7 e le 9. In circa la metà ha agito appena un malvivente (48,9%), proferendo soltanto minacce verbali (50%); diminuito l’utilizzo di armi da taglio (dal 24,2% all’11,5%) e al contrario incrementato di quelle da fuoco (dal 28,2% al 34,6%). Il rapporto, comunque, va oltre (continua).