L’immagine, che porta il nome di Thomas Steinacker, evoca una carta di credito, anche dal punto di vista dei caratteri (da notare le date!). D’altro canto, il francobollo della Germania, programmato a 0,80 euro per il 5 settembre, intende ricordare il mezzo secolo delle chip card, denominate anche smart card.
Misurano 85,60 per 53,98 millimetri ed hanno uno spessore di 0,762. Aprono le porte, contano il tempo e consentono i pagamenti, ricordano da Berlino. Sanno chi siamo, cosa ci piace acquistare e come ci comportiamo. Ormai, rappresentano una parte indispensabile della vita quotidiana, come banca portatile o appunto carta di credito, documento di identità, tessera sanitaria, chiave per accedere a servizi aziendali, telefonici ed ancora altro.
Sono realizzate in plastica e contengono un chip munito di circuito integrato. Vengono classificate in base alle loro capacità: ci sono schede con chip di memoria su cui le informazioni possono essere immagazzinate e lette da dispositivi speciali, schede a microprocessore i cui circuiti elaborano autonomamente i dati, crittografandoli e decrittografandoli. A seconda dell’impiego previsto, le carte posseggono strisce magnetiche, capaci di stoccare ulteriori indicazioni.
La loro storia iniziò alla fine degli anni Sessanta in Germania, quando gli inventori Helmut Gröttrup e Jürgen Dethloff depositarono numerosi brevetti. Il più importante risale al 10 settembre 1969; la prima smart card al mondo con le attuali dimensioni è del 1979. Dagli inizi degli anni Ottanta sono state testate nella distribuzione di massa, registrando il successo che perdura tuttora.