L’Archivio storico di Poste italiane (presentato nella news precedente) conserva oltre 50mila fotografie, fra stampe, negativi e diapositive, già schedate elettronicamente e digitalizzate. Alcune risalgono agli inizi del Novecento. Ci sono poi 1.200 filmati, di cui è stata avviata una fase test di digitalizzazione; i più vecchi datano al secondo dopoguerra.
“Abbiamo più di 250mila fascicoli”, precisa la responsabile dell’area relazioni pubbliche, Daniela Deiana. “Riguardano il personale e gli uffici postali (a partire dalla fine dell’Ottocento), migliaia di volumi (fra cui una collezione quasi completa delle relazioni statistiche e finanziarie che risalgono all’Unità) e diversi oggetti e strumenti di lavoro, come cassette di impostazione, caschi e berretti, insegne, apparati telegrafici, centraline telefoniche, tricicli in uso negli anni Cinquanta per la consegna della posta”. Tutto questo non esaurisce il patrimonio, che comprende circa 200 opere d’arte: tra queste ce ne sono alcune di particolare importanza, come quelle di Gino Severini ad Alessandria, Mario Sironi a Bergamo, Mimmo Rotella a Catanzaro, Edoardo Del Neri a Gorizia, Luigi Colombo detto Fillia e Enrico Prampolini a La Spezia.
Il patrimonio è fruibile dal pubblico? “Già ora -prosegue Daniela Deiana- è possibile consultare, su richiesta, documenti, immagini, libri, relazioni. È materiale che si rivela utile per laureandi, dottorandi, studiosi. Capita anche che società di produzione televisiva o cinematografica si rivolgano a noi per risalire alla divisa utilizzata dai portalettere negli anni Cinquanta o ricostruire in studio un ufficio postale, come accaduto nei mesi scorsi per una puntata della serie televisiva «Città criminali», trasmessa da «La7»”.
E poi ci sono le altre iniziative... “Nel 2005, l’Archivio ha curato la pubblicazione del volume «Buca delle lettere». Il nostro materiale è stato impiegato per la collana di Laterza dedicata alla storia del servizio; anche tante foto del recente «Dal cavallo a internet - Storia illustrata dei servizi postali in Italia» di Giunti arrivano dall’Archivio. Poi, abbiamo collaborato per realizzare un libro strenna, «La tradizione dei calendari postali», e un almanacco ad uso interno in cui mese per mese un medesimo tema (portalettere, uffici, automezzi) viene illustrato con una foto storica e una contemporanea. Anche per i biglietti di auguri aziendali sono state scelte immagini tratte dall’Archivio storico. Senza dimenticare il supporto dato al portale intranet «Poste per noi» e all’house organ «Il gabbiano». Siamo infine presenti durante mostre o incontri in cui serva assicurare un supporto storico”.
“Più in generale, stiamo lavorando alla riorganizzazione complessiva di fotografie, filmati, libri e documenti, per utilizzarli in modo più efficace sia per progetti editoriali tradizionali, sia multimediali”.
Con il Museo storico pt, oggi appartenente al ministero allo Sviluppo economico, sono in essere o sono previste delle collaborazioni? “Il Museo costituisce una realtà significativa nella storia delle Poste. In questo momento non sono in corso collaborazioni. Credo, comunque, che sviluppare iniziative congiunte possa essere reciprocamente interessante”.